Il Potere del nostro Tempo (eBook)

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Alberto Iannelli
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Compatibilità: Tutti i dispositivi
Lingua: it
Editore: Orizzonte Altro
Codice EAN: 9798373608435
Anno pubblicazione: 2023
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Descrizione

La parola “potere”, di derivazione latina, discende dall’originaria radice ie *Pa-, che serba in sé e distende i concetti di protezione/custodia e, naturalmente, di dominio. Tempo, a sua volta, principia dal greco Tem-no, collocabile presso lo spettro semantico occupato dai nostri attuali separare e dividere: Tempo è dunque la partizione che “epocalizza” l’altrimenti indistinto e inconcusso sussistere eterno. Di Crono, infatti, è la falce adamantina che recide l’immorsatura fra Gaîa, la Terra, e Ouranós, il Cielo stellato, il quale, distesosi su di essa, tutta l’avvolgeva (perì pánta kalýptoi), stipandola (steinoméne) e costringendone la prole nei recessi imi e atri, dunque nell’aoristia (Á-peiron) ctonia (Chora) che non consentiva il sorgere dell’ente alla radura (Lichtung) olimpica di presa della forma (eidos) e dell’individualità (haecceitas) determinata (dasein). Per Aristotele, il Tempo è l’ordinarsi o il cadenzato dispiegarsi distinguendo il prima e il poi: "arithmòs kinéseos katà tò próteron kaì hýsteron", dove il radicale AR-, usato nell’aggettivazione che qualifica il movimento disvolgentesi dal più prossimo al più distante, quindi secondo k?smos, indica l’unire, il disporre, il mettere in ordine, in teoria, dal discreto propinquo al discreto longinquo. Quale relazione, pertanto, lega l’aprirsi dell’ordinato disporsi della differenza tra gli enti con la custodia / dominazione di tutto ciò che è ovvero appare via via in tale dimensione predischiusasi? Partendo da questa interrogazione, già capitale per Heidegger (“Sein” und “Zeit”), nel tentativo di indagare i fondamenti di ciò che, nell’Oggi, sembra tutto predominare e co-involgere (Umgreifende), dall’assiologia all’arte, dalla morale alla manipolazione tecnica, dalle forme di produzione della ricchezza alle posture statuali, dallo spirito delle leggi al costume, abbiamo preliminarmente ricercato quale fosse l’essenza del nostro Tempo, ovvero la forma che assume la configurazione dell’ente in totalità in quella che si è definita civilizzazione dell’epoca faustiana. Abbiamo inteso cogliere la cifra dello Zeitgeist moderno, nel periodo del proprio reflusso senescente, col termine “eidoclastia”, dunque distruzione di ogni posizione distintiva del sé, per in seguito ostenderne gli epifenomeni sovrastrutturali (avanguardie, decostruzionismi e rizomismi, psicanalisi e neuroscienze, relativismi epistemologici e gnoseologici etc…) e i fenomeni strutturali (capitalismo, liberalismo, giusnaturalismo, globalismo), concentrandoci particolarmente – anche grazie ai lavori di Werner Sombart – su uno di questi ultimi, eletto tanto per esemplarità quanto per centralità rispetto al Kulturkreis post-moderno (capitalismo). Dipoi, nell’esercizio d’indicare chi fosse il flamine diale archetipico del Potere dell’Oggi, siamo ritornati ad Aristotele e Carl Schmitt e, in particolare, ai loro rispettivi concetti di crematistica inautentica e di triplice declinazione del sostantivo-guida Nomos in appropriazione / partizione / produzione, suddivisione in verità riclassificante l’originaria e la costitutiva tripartizione funzionale indoeuropea. Dopo aver rinvenuto nella “profligazione del pomerium indoeuropeo” – ovvero nel contro-evento dell’epoché kateconica statuale – il principio autentico