Marcel Marceau. La poetica del gesto (eBook)

Marcel Marceau. La poetica del gesto (eBook)

Patrizia Iovine
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Lingua: it
Editore: youcanprint
Codice EAN: 9791220314343
Anno pubblicazione: 2021
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Dati:
123 p., brossura

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Descrizione

Le origini del mimo risalgono al '500 a. C. ai riti religiosi dell'antica Grecia. Il mimodramma si può far risalire a Teocrito, a rappresentazioni di vita popolare, alle Dionisie cittadine nel corso delle quali si iniziò ad utilizzare la maschera. Gli antichi romani mimavano situazioni politiche inventando pantomime satiriche. Anche nella città di Atella, tra Napoli e Capua vi era un genere di teatro muto cosiddetto farsa atellana con tipi fissi, antenati degli stereotipi della Commedia dell'Arte o del teatro degli Zanni che trova i natali tra le valli bergamasche. Il capostipite della famiglia degli Zanni fu il servitore Arlecchino - padre di Pedrolino - un povero diavolo cosantemente respinto dalla bella Franceschina. Nella cinquecentesca Commedia dell'Arte il volto era coperto da una maschera capace di fissare, in un'unica espressione, la tipologia del personaggio. Alla metà del '600, scenderà sulla scena un discendente di Pedrolino, il malinconico Pierrot, per rappresentare il Don Giovanni di Molière. Anche lui, come i suoi predecessori, sarà eternamente innamorato e respinto. A partire da Moliere l'uso della maschera andrà via via modificandosi sino a sparire per fare spazio all'espressività del volto. Disegnato da Watteau nel diciottesimo secolo il personaggio con il nome di Gilles, toglierà via la maschera mostrando il suo autentico profilo. Nell'800 eccolo riapparire sul palcoscenico, pallido e muto, grazie al mimo francese Deburau. Con Charlie Chaplin si apre un altro importante capitolo della storia dell'arte gestuale. Sotto una enorme cupola grigia, vagabondando tra le strade londinesi degli anni '20, ecco un altro eroe romantico dal volto pallido di nome Charlot, disperato e solo. Il maestro Decroux non ha voluto scoprire completamente il volto, lo ha coperto con un velo lasciando parlare soltanto la massa corporea. Per il discepolo Marcel Marceau invece il viso e le mani rappresentano le colonne portanti dell'eloquenza gestuale come nelle tecniche orientali. L'artista francese è terribilmente attratto dal genere Nô in cui si indossa una maschera che richiama il carattere del personaggio e anche dal più popolare Kabuki in cui l'attore recita con il volto dipinto. Tra le tavole del palcoscenico Marcel Marceau, partendo dalla statuaria greco romana, ripercorrendo le fasi dell'arte gestuale, rispolverando i miti del gesto e lavorando al fianco del suo maestro Etienne Decroux ha voluto generare l'ultimo erede di questa immaginaria dinastia, il mercante di illusioni Bip, per lasciarlo libero di vivere e sognare nello spazio temporale della rappresentazione. Trasformando l'invisibile in visibile, portando nei teatri di tutto il mondo le sue pantomime di stile e di Bip, il maestro Marceau ha reso palpabile l'arte delle emozioni.