L'invenzione dell'Italia moderna. Leopardi, Manzoni e altre imprese ideali prima dell'Unità (eBook)

L'invenzione dell'Italia moderna. Leopardi, Manzoni e altre imprese ideali prima dell'Unità (eBook)

Giulio Bollati
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Lingua: it
Editore: Bollati Boringhieri
Collana: Saggi
Codice EAN: 9788833972961
Anno pubblicazione: 2014
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Disponibile anche nella versione a stampa a € 22,00
Dati:
XIX-211 p., brossura, 2 ed.

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Descrizione

«Un'indimenticabile lezione di rigore, di gusto, di discreta e sicura genialità.» Claudio Magris Cofondatore della casa editrice – alla quale giunse nel 1987, aggiungendo il proprio nome a quello di Paolo Boringhieri – Giulio Bollati fu un intellettuale raffinato e poliedrico. Il nucleo fondante del suo pensiero di saggista è l’analisi dell’Italia che si affaccia alla modernità, tra il 1750 e il 1860, alle soglie dell’Unità. Analizzando l’opera di autori centrali come Manzoni, Leopardi, Verri, Cattaneo e Alfieri, Bollati di fatto analizza la storia di una sconfitta: la sconfitta del pensiero illuminista in un paese, come il nostro, incapace di emanciparsi dall’antico, e che giunge impreparato alle sfide del moderno, con conseguenze di lunga durata. L’analisi acuta di Giulio Bollati, che scandaglia i grandi autori italiani di Sette e Ottocento per ricavare quel «carattere nazionale» del quale ancora siamo figli, è oggi più attuale che mai. La peculiarità italiana, l’inadeguatezza della nostra classe intellettuale, è ancora evidente. Nelle parole di Alfonso Berardinelli (che firma la bella prefazione del volume): «L’insistenza precoce e tenace sulla “diversità” e la “specificità” italiane ha impedito alla nostra cultura di entrare nella modernità senza remore e senza pregiudizi. Le Rivoluzioni, quella industriale inglese e quella politica francese, furono accolte come una minaccia all’identità di una tradizione italiana sentita come sublimità estetica e morale». Se qualcuno riconosce in queste parole l’Italia di oggi (nel 2024, cento anni dopo la nascita dell’autore), significa che Giulio Bollati aveva colto nel segno, e che il suo pensiero è degno di entrare nel novero dei classici senza tempo. A quell’altezza tuttavia i veri soccombenti hanno già un volto, che la scrittura elegante di Bollati profila vividamente: gli illuministi lombardi, un gruppo di aristocratici fautori di una nuova validazione delle virtù nobiliari attraverso il perseguimento dell’utile pubblico. L’insuccesso della loro esortazione a rinunciare a «ogni idea di ceto», giacché «il ceto d’un uomo dabbene è il genere umano», non smette di ripercuotersi sull’oggi, dominato da caste che neppure il conte Verri avrebbe immaginato.