Rito (eBook)

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Giorgio Bonaccorso
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Lingua: it
Editore: EMP - Edizioni Messaggero Padova
Collana: Parole allo specchio
Codice EAN: 9788825034066
Anno pubblicazione: 2021
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Disponibile anche nella versione a stampa a € 16,00
Dati:
160 p., brossura

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Descrizione

Anche un flash mob è rito? Può sembrare «dissacrante», ma forse non lo è. L'autore di questo saggio ci propone di cambiare prospettiva e si chiede non tanto «che cos'è il rito» ma «che cosa si vede attraverso il rito». La scommessa da fare consiste nello studio del rito come occhio sulla realtà, come modo di vedere il mondo, la storia e l'universo. L'intreccio col cristianesimo e la sua liturgia è evidente. Quest'ultima, infatti, fa trasparire la speranza cristiana non solo perché l'afferma nei suoi contenuti ma anche perché la testimonia nella sua forma. Leggere questo libro è una piacevole rivelazione: dai primordi delle prime civiltà all'uomo post-moderno dello smartphone, il rito è essenziale, vitale e rigenerante. Si può credere di porre rimedio a tale fallimento indagando e insegnando le innumerevoli ricchezze del rito. A parte l’esiguo numero di persone raggiunte dal rimedio proposto, rimane però il fatto che non si supera il livello dello sguardo sulla liturgia. Gli stessi studi sul rito, pur indagando a un livello più profondo, si sono mossi spesso sul piano di una semplice oggettivazione tesa a spiegarlo dall’esterno. Senza negare valore a questa prospettiva, la scommessa da fare sul rito è un’altra, e consiste nell’entrare nella logica rituale, ossia nello studiare il rito come occhio sulla realtà, come modo di vedere il mondo. La domanda non è «che cos’è il rito» ma «che cosa vede il rito», «che cosa si vede attraverso il rito». E con ciò stesso si aprono le porte all’indissolubile legame con colui o coloro che vedono attraverso il rito. L’essenza del rito non è un qualche suo nucleo ma la comunità che lo vive, perché il rito è una modalità con la quale la comunità guarda il mondo; la sostanza della liturgia non è una qualche sua parte ma l’assemblea che lo celebra, perché la liturgia è la rivelazione con la quale l’assemblea guarda la storia. Un modo di guardare che non si realizza attraverso l’uso accorto di uno strumento ma grazie al costituirsi dello sguardo. Nel rito, e non più semplicemente col rito, la comunità è costruita come sguardo sul mondo e sulla storia, sulla vita e sull’universo. Il rito non è l’occhiale di cui l’uomo si serve per vedere meglio ma è l’occhio di cui l’uomo è costituito in quanto essere vedente. Il rischio costante è di ridurre il rito a una protesi come l’occhiale; il rischio è di ridurre il rito a una protesi della credenza, e la liturgia a una protesi della fede. Per questo motivo è meglio ricorrere alla metafora dell’occhio. Ma anche in questo caso non mancano i rischi, strettamente legati a un’antropologia che considera il corpo, con tutte le sue componenti (occhio compreso), uno strumento dell’anima o una protesi della mente. Il cor