Das lange Wochenende (eBook)

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Jan Eik
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Lingua: TED
Editore: EDITION digital
Codice EAN: 9783956554254
Anno pubblicazione: 2015
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Descrizione

Dieses turbulente Wochenende beginnt an einem Donnerstagnachmittag in Berlin reichlich vorzeitig, und Gerd weiß noch nicht, was ihm bevorsteht, als er mit seiner letzten Eroberung, der rothaarigen Petra, auf dem Sozius zur Datsche hinausfährt - oder er ahnt nur das Angenehme davon, denn sein Rotfuchs interessiert ihn im Augenblick hundertmal mehr als sein verschwundener Onkel. LESEPROBE: Petra schien an den euphorischen Worten der Serviererin gelinde zu zweifeln, während sie sich in dem Konsum-Etablissement umguckte. Sie suchte wohl die Schönheit, die Carola zum Hierbleiben animierte; sie erblickte aber nur Rodek, und der konnte ein Mädchen wahrhaftig eher zum Weglaufen verleiten. Sein massiger Schädel hatte die Farbe von verdünntem Johannisbeermost angenommen, obwohl das bestimmt eine Flüssigkeit ist, die Franz sein Lebtag noch nicht probiert hat. Er steht auf Kognak, wie er und seine zwei, drei Spezialbrüder ihre Lieblingsmarke Spezi getauft hatten. Mir fiel ein, dass Rodek sehr wohl der Trinker des zweiten Mostrichglases in Kurts Küche gewesen sein konnte. Franz Rodek musste von Opa Christian notgedrungen ablassen, weil der sich mühsam erhoben hatte und mit winzigen Altmännerschritten die Gaststube durchquerte. Die Türschwelle bereitete ihm erhebliche Schwierigkeiten, und der Spacke von unserem Tisch sprang auf, um ihm zu helfen. Opa Christian winkte ab, doch der Junge sagte: „Die hohen Stufen draußen schaffen Sie alleine nicht." „Nej, nej, min Jonge", antwortete der Alte, „ich geh ja man bloß schiffen." Außer Petra und dem Mädchen mit dem sehr engen Pullover fand kein Mensch etwas an der Antwort. Die Grappenthiner kennen ihren Dorfältesten, der einstmals ein großer Pferde- und Leuteschinder war und der nun allabendlich im Konsum saß und — quasi als späte Sühne — Kaffee trinken musste, weil der Schnaps nicht gut für seine Krankheit war. Kopfschüttelnd kehrte der Spacke zu uns zurück, doch an seinem Platz war inzwischen Rodek angelangt, starrte uns der Reihe nach grimmig an und brüllte: „Wo ist mein Bier?" „Guten Abend", sagte ich, und für Petra fügte ich hinzu: „Herr Rodek." Er musterte mich drohend. „Dich kenne ich", brüllte er. Ich hatte den Kerl noch niemals leise sprechen hören. „Na sicher", sagte ich. „Dein Bier habe ich trotzdem nicht getrunken."