Politische Subjektivität. Der lange Weg vom Untertan zum Bürger (eBook)

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Reginald Grünenberg
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Lingua: TED
Editore: Perlen Verlag
Codice EAN: 9783942662062
Anno pubblicazione: 2013
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Descrizione

Was passiert, wenn Menschen politisch denken? Wie können sie sich selbst und andere Wesen unter einer gemeinsamen Ordnung vorstellen? Und was ist eigentlich 'Ordnung'? Wie ist die Fähigkeit zum politischen Denken entstanden? Welche kulturellen Voraussetzungen müssen erfüllt sein, damit sich diese Fähigkeit überhaupt entwickeln kann? Wie kann man politisches Denken und Urteilen wieder 'verlernen'? Diese Fragen, die 'Kritik der Urteilskraft' von Immanuel Kant und eine Vermutung von Hannah Arendt sollen uns zu den Quellen der individuellen politischen Urteilskompetenz führen.Die Untersuchung wird ein schwaches, abgeleitetes, in seiner Struktur filigranes Vermögen menschlicher Subjekte sichtbar machen. Seine Leistung besteht darin, dass es Menschen ermöglicht, sich als Individuen zu denken und politisch zu artikulieren. Doch politische Subjektivität ist keine robuste anthropologische Einrichtung, die Menschen kraft Geburt mitgegeben ist. Unter den vielen Möglichkeiten, die im Menschen angelegt sind, ist sie eine der voraussetzungsvollsten. „Der Ansatz, der hier entwickelt wird, ist so radikal neu und so unerhört komplex, dass die simplen Ideen und das alte Wissen von Politik wahrscheinlich das größte Hindernis zum Verständnis des Neuen sein werden, das hier zu entdecken ist. Deshalb möchte ich die nachfolgende Abhandlung – durchaus mit einem Augenzwinkern – die erste 'Relativitätstheorie der Politik' nennen.“ schreit der Autor Reginald Grünenberg. PRESSESTIMMEN: "Die Menschheit könne aus dem Vergangenen nichts lernen, weil sie das Wesen des Politischen noch immer falsch verstehe. Dass er, Grünenberg, eine neue Reflexionstheorie, gar eine Relativitätstheorie der Politik gefunden habe, wird schon auf der ersten Seite der Einleitung hochkarätig statuiert... Ein Wurf, kompromisslos gedacht und nirgendwo versöhnlich, schon gar nicht gegenüber den Helden des deutschen Nachkriegsdenkens wie Dieter Henrich, Jürgen Habermas oder Niklas Luhmann." (Neue Züricher Zeitung)