Christoph Martin Wieland und der deutsche Patriotismus (eBook)

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Christina Gierschick
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Lingua: TED
Editore: GRIN Verlag
Codice EAN: 9783656278603
Anno pubblicazione: 2012
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Descrizione

Studienarbeit aus dem Jahr 2011 im Fachbereich Geschichte Deutschlands - Nationalsozialismus, Zweiter Weltkrieg, Note: 1,3, Universität Potsdam (Historisches Institut), Veranstaltung: Nationen und Nationalismus, Sprache: Deutsch, Abstract: Wir wollen, […], Bürger unserer Zeit seyn und bleiben, weil es nicht anders seyn kann; sonst aber und dem Geiste nach ist es das Vorrecht und die Pflicht des Philosophen wie des Dichters, zu keinem Volk und zu keiner Zeit zu gehören, sondern im eigentlichen Sinne des Worts der Zeitgenoße aller Zeiten zu seyn.1 Mit diesen Worten Friedrich Schillers an Friedrich Heinrich Jacobi hätte auch Christoph Martin Wieland (1733-1813) argumentieren können. Ein umstrittener und vielleicht in der heutigen Zeit unterschätzter Autor, dessen Werke die jugendlichen Schwärmer des Göttinger Hainbundes feierlich verbrannten, der von Napoleon einen Orden nach einem persönlichen Gespräch erhielt und der sein Leben als Hauslehrer, Kanzleiverwalter, Philosophieprofessor, Prinzenerzieher, Zeitschriftenherausgeber, Landwirt und Dichter bestritt.2 Er gilt als der erste deutsche Nationalautor und verkörpert mit seinen Bemühungen um die Zeitschrift Teutscher Merkur und anderen Schriften in der Forschung einen Weltbürger, der das eigene im Fremden zu erkennen vermochte und es in seiner Nationalliteratur beheimatete.3 Wieland entwarf in seinen Schriften ein völlig anderes Bild als das der vorherrschenden nationalen Schwärmereien und fand eine patriotische Verehrung des eigenen Staates unabhängig von Oberhaupt und gesellschaftlicher Ordnung. Exemplarisch für die Auseinandersetzung und Beurteilung mit dem deutschen Nationalstolz ist die Schrift „Ueber teutschen Patriotismus. Betrachtungen, Fragen und Zweifel“ aus dem Jahr 1793. Sie soll im Zentrum dieser Arbeit stehen und mit den voranstehenden Artikeln Wielands und mit zwei seiner Mitarbeiter, Johann Georg Jacobi und Joachim Christian Friedrich Schulz, beim Teutschen Merkur verknüpft werden.