"Des Führers Auge – Leni Riefenstahl" (eBook)

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Silvia Kornberger
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Lingua: Tedesco
Editore: GRIN Verlag
Codice EAN: 9783640490240
Anno pubblicazione: 2009
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Descrizione

Studienarbeit aus dem Jahr 2005 im Fachbereich Geschichte Deutschlands - Nationalsozialismus, Zweiter Weltkrieg, Note: 1, Universität Wien (Institut für Zeitgeschichte), Veranstaltung: Forschungsseminar Preußische Junker und Wiener Madeln - der deutschsprachige Spielfilm von 1930 bis 1950, Sprache: Deutsch, Abstract: Der Name Leni Riefenstahl steht heute als Synonym für die „Nazi-Ästhetik“ des Dritten Reiches. Bereits als Schüler wird man im Geschichtsunterricht mit ihrem heroisch verklärten Dokumentarstil konfrontiert, während Hitler in gut choreographierter Umgebung laut krächzend in Nürnberg seine Reden schwingt. Heute erscheint uns vieles an diesen Propagandafilmen lächerlich, dennoch spielten sie im Kontext der Zeit eine bedeutende Rolle. Mittels Kinofilmen sollte ein überhöhtes Bild des Führers, des herrschenden Regimes auf emotionaler Basis über hochstilisierte Bilder an die Masse der Bevölkerung übermittelt werden. Ebenso wie ihre Parteitagsfilme nach „innen“ für das Regime werben sollten, war die Intention ihrer Olympia-Dokumentation, für entsprechend positive Stimmung im Ausland zu sorgen. Riefenstahls spezieller Kamera-Stil ist noch immer untrennbar mit dem deutschen Faschismus verflochten. Als die deutsche Gruppe Rammstein vor einigen Jahren eigentlich unpolitische Szenen aus Riefenstahls Olympiadokumentation in ihr Video einfügte, löste dies eine Welle der Empörung aus. Warum haben die Arbeiten Leni Riefenstahls noch immer nichts an ihrer zweifelhaften Symbolkraft verloren? Liegt es an der schillernden, aber um nichts weniger zwielichtigen Protagonistin und ihre eigen(artig)e Sicht der Geschichte oder strahlen ihre Werke doch eine gewisse Faszination aus? Um der Wahrheit vielleicht ein Stückchen näher zu kommen, habe ich mich in der vorliegenden Arbeit zu allererst mit dem Phänomen Bergfilm auseinandergesetzt. Leni Riefenstahls Charakter und unbändiger Karrieredrang wird im anschließenden Kapitel unter die Lupe genommen. Im Kern möchte ich mich aber mit ihrem Regieerstling „Das blaue Licht“ beschäftigen, der die Grundlage für ihre Karriere im Dritten Reich bildete. Sehr interessant ist dabei auch die Frage nach der persönlichen Einstellung Riefenstahls zum System, das sie durch ihre Ästhetik propagiert. Hinsichtlich der Quellenlage konzentrierte ich mich besonders auf Leni Riefenstahls Memoiren und die Filme „Das Blaue Licht“ (D 1932), „Die Nibelungen Teil 1: Siegfrieds Tod“ (D. 1924) sowie Fancks „Weißer Rausch (D. 1931), weiters zog ich einige Biografien über Leni Riefenstahl und filmtheoretische Schriften hinzu.