Sprachphilosophie und Gotteserkenntnis: Zur Funktion der Zeichen in Augustins De Magistro (eBook)

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Marcus Reiß
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Lingua: Tedesco
Editore: GRIN Verlag
Codice EAN: 9783638142953
Anno pubblicazione: 2002
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Descrizione

Studienarbeit aus dem Jahr 2000 im Fachbereich Philosophie - Praktische (Ethik, Ästhetik, Kultur, Natur, Recht, ...), Note: 1,0, Ruhr-Universität Bochum (Philosophie), Veranstaltung: Gedächtnis und Erkenntnis. Augustins Theorie des Selbstbewusstseins, Sprache: Deutsch, Abstract: „Was, meinst du, wollen wir bewirken, wenn wir sprechen?“ Mit dieser Frage beginnt Aurelius Augustinus das als Dialog konzipierte Gespräch mit seinem Sohn Adeodat. Klingt es zunächst noch nach einem scheinbar einfach zu lösenden, sprachphilosophischen Problem, bleibt es jedoch nicht lange bei diesem Themenkomplex, da das zu erreichende Ziel im Grunde klar umrissen ist: Es geht darum, Christus als den einzigen Lehrer jeglicher Wahrheit vorzustellen. Um dies zu erreichen, entwickelt der Kirchenvater, wie schon Platon vor ihm, ein klassisches Lehrgespräch, das einerseits als bloss geistige Übung dient, andererseits aber schon bald Schwierigkeiten aufwirft, die zumeist im Disput gelöst und verdeutlicht werden können. Mein Anliegen wird es sein, den Gedankengang nachzuzeichnen, den Augustin langsam entwickelt und der in der Behauptung mündet, jegliche Erkenntnis finde ausserhalb von Sprache statt. Ausgehend von obiger Frage geht es zunächst um Arten und Funktionen von Zeichen, sowie die Darlegung ihrer Fähigkeit, auf sich selbst zeigen bzw. verweisen zu können. Darauf wird zu untersuchen sein, in welchem Verhältnis Zeichen, Wörter und Namen zueinander stehen und welche Schlüsse sich daraus hinsichtlich einer Eignung der Wörter zu Zwecken der Erkenntnis für den weiteren Verlauf ziehen lassen. Rückblickend auf vorherige Bestimmungen werde ich dann zu skizzieren versuchen, warum Erkenntnisvermittlung durch sprachliche Zeichen bei Augustin nicht möglich ist und warum er den sinnvollen Gebrauch von Wörtern radikal einschränkt. Auch geht es um den Zusammenhang zwischen Wahrnehmung auf der einen und Wahrheit auf der anderen Seite: Ist eine Sache ohne eine jemals stattfindende sinnliche Anschauung überhaupt adäquat erkennbar? Abschliessend werde ich noch kurz erläutern, warum Christus allein die einzige Wahrheit darstellt und letztere vom Menschen selbst doch nie erreicht werden kann. Resümierend werden die zentralen Punkte gebündelt vorgestellt, um am Ende einer Kritik des Dialogs Platz zu machen, der trotz aller sprachlichen Schönheit auch inhaltliche „Mängel“ aufweist. [...]