Les ministres des Finances de la Révolution française au Second Empire (II) (eBook)

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Guy Antonetti
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Compatibilità: Tutti i dispositivi
Lingua: Fra
Editore: Institut de la gestion publique et du développement économique
Collana: Histoire économique et financière - XIXe-XXe
Codice EAN: 9782821828261
Anno pubblicazione: 2013
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Descrizione

Ce dictionnaire rassemble, en quarante-cinq notices réparties en trois volumes, les biographies très documentées des ministres des Finances, de la Révolution française jusqu’à la fin du Second Empire. Illustrées pour la plupart d’un portrait, enrichies par le dépouillement d’archives jusqu’alors inexploitées, telles que les archives notariales, elles détaillent les précisions recueillies sur la famille de chaque ministre, sur son éducation, sur sa fortune familiale et enfin sur sa carrière et son rôle dans la gestion des finances. Toute l’histoire financière de la France à cette époque est évoquée à travers les parcours de ces ministres. Dans ce second volume qui couvre la période allant de la Restauration (1814) à la fin de la monarchie de Juillet (1848), l’auteur souligne notamment l’importance de l’action déployée par les cinq figures ministérielles éminentes que furent Louis, Corvetto, Villèle, Humann et Lacave-Laplagne. Ils fixèrent pour l’essentiel les grands traits de l’organisation financière de la France contemporaine : réunion des Finances et du Trésor dans un seul ministère, mise au point de la procédure parlementaire du vote du budget annuel et du contrôle de l’exécution des exercices passés, développement du principe de la spécialité budgétaire, régularisation du mouvement général des fonds en relation avec la Banque de France et l’utilisation de bons du Trésor, réglementation de la comptabilité publique... Seule survivance archaïque : le recours à l’emprunt en perpétuel, ce qui posa le problème de la diversification du taux des emprunts, de la conversion des rentes et de l’amortissement de la dette. Le budget annuel, de 900 millions en 1816, s’éleva à près d’un milliard et demi en 1848, la politique des grands travaux, en particulier la construction des chemins de fer, ayant creusé un déficit croissant à partir de 1840, ce qui compromit la solidité du régime.