LA MALAVITA A NAPOLI (eBook)

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Prof. ABELE DE BLASIO
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Compatibilità: Tutti i dispositivi
Lingua: it
Editore: niccia
Codice EAN: 1230003790571
Anno pubblicazione: 2020
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Descrizione

con illustrazioni La fama che godevano i Napoletani come ladri era talmente radicata nel mezzogiorno del nostro Paese, che quando qualche buon villico era obbligato a recarsi in Napoli si sentiva ripetere dai suoi, prima che avesse lasciato il focolaio domestico: «Sii tutt’occhio, perchè Napoli abbonda di ladri» ed i più prudenti tra essi, prima di partire, si facevano cucire dalle nipotine fra le pieghe dei calzoni le monete d’oro ed introdurre fra le scarpe e le calze quelle di argento. Affinchè non si dica che tale precauzione doveva addebitarsi alla bonarietà di quei paesani, che avevano forse bevuto grosso dai locali sapientoni, è pregato il lettore dare uno sguardo ai varii editti emanati dai Governi ai quali era soggetta questa parte della nostra Penisola, e da alcuni di essi rileverà che quell’articolo del Decalogo che dice: «Non rubare» veniva interpetrato a rovescio da un’estesa casta che da secoli aveva poste sue solide basi in questo paese delle Sirene. I ladri della Capitale erano talmente ambiziosi, che per rendersi superiori a quelli degli altri paesi pensarono fondare delle scuole di ladroneccio. Parigi non è il cervello della Francia? Per far parte di tale istituzione l’individuo doveva contare non meno di otto anni e doveva essere presentato al Masto (maestro) o direttamente dai genitori o da qualche persona di fiducia di questi, i quali si obbligavano di versare al direttore di detta scuola, ed in ogni primo del mese, due carlini (L. 0,75), onorario meschinissimo, se si consideri che detto insegnante non doveva imparare ai suoi scolari il comune abbaco, ma il mezzo come guadagnarsi, senza il sudore della fronte, il pane quotidiano. Infatti «non vi ha moneta, come ben diceva il Baccelli, che degnamente paghi il maestro e il medico, quello perchè insegna a saper vivere nel consorzio sociale, questo perchè conserva la salute della vita».