Negli anni Duemila il vampiro cambia pelle, o meglio, cambia anima. Da creatura mostruosa, simbolo di paura e dannazione, diventa una figura complessa, affascinante e terribilmente umana. L’oscurità lascia spazio all’introspezione, e il morso si trasforma in metafora del desiderio, dell’amore e della ricerca di sé. È l’epoca in cui il mito entra definitivamente nel mainstream, conquistando librerie e schermi.
Con Twilight, Stephenie Meyer inaugura una nuova stagione del vampirismo letterario. I suoi vampiri vivono tra gli esseri umani, frequentano il liceo, amano e soffrono. Il conflitto non è più tra vita e morte, ma tra sentimento e istinto, tra luce e tenebra interiore. Edward Cullen non è un mostro da temere, ma un simbolo del desiderio trattenuto, della diversità che chiede di essere accolta.
Sulla stessa scia, L'accademia dei vampiri di Richelle Mead trasforma il mito in un universo di formazione e appartenenza. Tra lotte, amori e amicizie, i vampiri diventano protagonisti di un racconto di crescita, in cui l’immortalità non è più condanna, ma occasione di scoperta e ribellione.
Infine, con Crave di Tracy Wolff, il vampiro entra pienamente nell’era contemporanea. Le atmosfere gotiche incontrano la sensibilità digitale: la scuola, l’amore impossibile e il mistero convivono in un linguaggio giovane e immediato. Il vampiro del nuovo millennio è allo stesso tempo eroe e outsider, fragile e irresistibile, una creatura che riflette le contraddizioni del nostro tempo, più viva che mai.
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