Il tòpos del mese
Il patto col Diavolo

Quando alla tentazione non si resiste: storie di accordi diabolici e ambizioni fatali

 

 

Con questa nuova rubrica di Libraccio.it scopri i grandi temi della letteratura che dai grandi classici del passato fino ai bestseller di oggi non smettono di affascinare i lettori.

 

Ogni mese, un nuovo tòpos!

Il Diavolo è nei dettagli (e nei contratti)

 

Cosa sei disposto a sacrificare per ottenere quello che vuoi davvero?

 

Goethe, Wilde, Bulgakov, King: i grandi scrittori hanno sempre flirtato con l’idea che tutto — davvero tutto — abbia un prezzo. Ma se a proporti di realizzare ogni tuo sogno fosse proprio lui, il Diavolo in persona… cosa saresti disposto a sacrificare?

 

L’affascinante e inquietante tòpos del patto col Diavolo è uno dei temi più affascinanti della letteratura di ogni tempo: l’idea cioè di stringere un accordo con il Male per ottenere potere, conoscenza, bellezza, successo, giovinezza, amore eterno o magari solo… più tempo. Si tratta di un archetipo narrativo potentissimo in grado di attraversare secoli, culture, generi: lo troviamo tra le pagine dei classici, nelle atmosfere gotiche, nei romanzi fantasy, nei thriller psicologici, negli Young Adult, nei manga, perfino nelle commedie nere e nei film cult “da sabato sera”.

 

Ma perché questo tòpos ci ossessiona così tanto? Perché il Diavolo non è solo corna e zolfo. È tutto ciò che vogliamo e che non possiamo avere… a meno di pagarne il prezzo. E spoiler: il conto, alla fine, arriva sempre!

 

Il mito originario: Faust e i suoi “fratelli”

Il dottor Faust di Christopher Marlowe

Faust di Goethe

Il menestrello. La saga del dottor Faust di Oliver Pötzsch

Il patto col Diavolo nasce in letteratura ben prima di diventare un luogo comune e espandersi in ogni sfera della cultura pop (dall’arte, al cinema, alle serie tv), e c’è un personaggio che più di ogni altro ha incarnato questa brama insaziabile di potere e conoscenza, anche a costo della propria anima.

 

Si tratta di Faust, il simbolo per eccellenza di ogni ambizione che brucia (e consuma) troppo in fretta. La sua leggenda nasce dalla tradizione popolare tedesca, ma è la letteratura (di ogni secolo e in ogni lingua) a renderlo immortale, a moltiplicarlo in infinite varianti e a farne una delle figure più iconiche e potenti dell’immaginario occidentale.

 

Tutto inizia con la pièce teatrale di Christopher Marlowe, nel pieno dell’Inghilterra elisabettiana. Il Dottor Faust è un uomo di scienza e ambizione, divorato da un desiderio di sapere che lo porterà dritto alla rovina. È una tragedia cupa e visionaria, pervasa di hybris tragica tra demoni, illusioni e dannazione.

 

Con Goethe, invece, il tòpos si trasforma in qualcosa di monumentale, una vera e propria opera-mondo. Il suo Faust attraversa l’intera cultura europea, fondendo poesia, filosofia, alchimia e teologia. È il racconto di un uomo autenticamente “moderno”, perennemente diviso tra Bene e Male, desiderio e redenzione e qui Mefistofele, il Diavolo, è ironico, affascinante, quasi simpatico…quasi un complice ironico più che un seduttore e un mostro.

 

Nel Novecento, poi, il mito di Faust continua a mutare. Fernando Pessoa ne fa un personaggio dall’anima lacerata, simbolo dell’angoscia esistenziale ed eroe incompiuto come l’opera stessa. Thomas Mann, invece, lo reinventa come musicista geniale e maledetto, un genio che sacrifica tutto per l’arte, metafora potente del compromesso tra cultura e barbarie che ha segnato la Germania nazista.

 

Infine, Oliver Pötzsch riporta Faust alle sue origini popolari con Il menestrello, che ne riprende la leggenda nelle sue radici più oscure, tra manoscritti proibiti, giullari dannati e segreti esoterici, con un ritmo da romanzo storico che si legge come una saga fantasy.

 

Cinque interpretazioni, un solo patto. E una domanda che torna sempre: cosa saresti disposto a dare, pur di ottenere tutto?

 

 

Desideri, dannazione e dandy: la modernità demoniaca

Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde

Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov

Il club Dumas di Arturo Pérez-Reverte

Con l’arrivo della modernità, il Diavolo cambia pelle. Smette di avere corna e zoccoli e, anzi, sfoggia un sorriso affascinante, vestiti impeccabili e il dono sottile di farci desiderare la cosa sbagliata nel momento giusto. I patti non si firmano più con il sangue, ma si consumano nei salotti, nei sogni, nei pensieri più segreti. Il Male si fa chic, borghese, sempre più perfido e psicologico. E spesso si presenta sotto forma di desiderio.

 

In La pelle di zigrino di Balzac, il patto (e quindi il maligno) si fa oggetto, talismano: una pelle magica che realizza ogni desiderio ma che si consuma e si restringe come la vita di chi la possiede (una parabola oscura di denuncia e del consumismo, prima ancora che nasca). Con il Dorian Gray di Oscar Wilde, invece, entriamo nel cuore pulsante del decadentismo, in una storia in cui il culto esasperato della bellezza e dell’apparenza si trasforma in inesorabile condanna eterna. Erotismo, religione e follia si fondono invece nel simbolismo de L’angelo di fuoco di Brjusov, mentre per mezzo della satira irresistibile della penna di Bulgakov (con Diavoleide e poi, soprattutto, con quel capolavoro senza tempo che è Il Maestro e Margherita) è Satana in persona ad approdare nella Mosca sovietica, divertendosi a seminare il caos tra balli infernali e gatti parlanti, regalandoci una delle più folli e irresistibili apparizioni del Diavolo nella storia della letteratura.

 

Diabolico e sorprendentemente ben educato è, in effetti, anche Berlicche, il “funzionario infernale” immaginato da C. S. Lewis, che in forma epistolare insegna a un giovane apprendista dell’Inferno come tentare efficacemente gli esseri umani. Ira Levin, invece, ci dimostra non c’è bisogno di ambientazioni mostruose per stringere patti infernali, e che il Male (e i suoi partner in affari) può nascondersi anche nel più esclusivo e borghese dei palazzi residenziali: è questa, infatti, l’ambientazione di Rosemary’s Baby, portato magistralmente al cinema da Roman Polański.

 

Se invece siete alla ricerca del Diavolo tra i libri stessi, tuffatevi nel Club Dumas di Arturo Pérez-Reverte, un thriller letterario che intreccia avventura, esoterismo e bibliomania (sì, Polański ha diretto anche questo: il film La nona porta), mentre nei racconti di Cazotte e Camilleri il Diavolo torna a essere un affascinante imbroglione, demone ammaliante e variazione ironica e tutta siciliana sul tema.

 

 

Il Male oggi: anime in saldo

Cose preziose di Stephen King

Se i gatti scomparissero dal mondo di Genki Kawamura

Il famiglio di Leigh Bardugo

Neanche al volgere del millennio il Diavolo ha smesso di travestirsi; anzi, al giorno d’oggi è praticamente ovunque. Si fa algoritmo, manager, influencer. Ti offre quello che vuoi, subito. Magari in offerta speciale.

 

In Cose preziose di Stephen King, basta entrare in un negozietto di provincia per ottenere ciò che si desidera. Ogni oggetto ha un prezzo, ma il vero costo non è scritto sull’etichetta. Lo sa bene anche l’aspirante scrittore del Il gioco dell’angelo di Carlos Ruiz Zafón, che in una Barcellona gotica vende la propria penna ‒ e forse qualcosa di più ‒ a un misterioso editore (che questa fosse un’ottima intuizione letteraria non è sfuggito a Paolo Maurensig, che in Il diavolo nel cassetto mette in scena le vicende di un piccolo villaggio in cui tutti gli abitanti si sentono degli scrittori… e, in effetti, chi non è disposto a un patto col Diavolo pur di veder pubblicato il proprio romanzo?).

 

Ma il Diavolo può anche celarsi dietro a un’apparenza di salvezza, come in Se i gatti scomparissero dal mondo di Genki Kawamura, dove un giovane postino malato si ritrova a dover scegliere cosa sacrificare per guadagnare tempo (va bene i telefoni, passino anche i film…ma i gatti?!). Oppure, a volte, può capitare che l’anima non si venda per desiderio ma per disperazione: in La vita invisibile di Addie LaRue, V. E. Schwab racconta di una ragazza che pur di sfuggire a un destino ordinario accetta l’immortalità — a un prezzo altissimo: nessuno la ricorderà mai. E ancora in Gli dei di giada e ombra, Silvia Moreno-Garcia trasforma il patto col Male in un viaggio mitologico tra dèi dimenticati e sogni infranti.

 

C’è poi chi guarda l’abisso e lo abita, come in Ti ho dato gli occhi e hai guardato le tenebre di Irene Solà, dove il Male è una forza profonda e ancestrale, o chi, pensando di non avere niente da perdere, ne viene attratto per sete di potere, come accade al misterioso Guillén Santángel ne Il famiglio di Leigh Bardugo.

 

 

E tu, cosa saresti disposto a sacrificare?

 

C’è poco da fare: il tòpos del patto col Diavolo funziona sempre. Perché sotto sotto parla di noi, dei nostri sogni, delle nostre ossessioni, delle nostre paure. Cambiano i volti e i secoli, ma la domanda resta la stessa: cosa siamo disposti a perdere per ottenere ciò che vogliamo? Fin dove siamo disposti a spingerci per raggiungere i nostri obiettivi?

 

Un archetipo narrativo eterno, che continua a sedurre la letteratura – e noi lettori – senza aver perso nulla del suo magnetico fascino