Il tòpos del mese
La discesa negli inferi

Un viaggio nell'oscurità della letteratura e dell'animo umano

 

Con questa rubrica di Libraccio.it scopri i grandi temi della letteratura che dai grandi classici del passato fino ai bestseller di oggi non smettono di affascinare i lettori.

 

Ogni mese, un nuovo tòpos!

Da secoli il tòpos dell'Inferno cattura l’immaginazione degli esseri umani. Dalla sua dimensione teologica, come luogo di dannazione e castigo, si è progressivamente trasformato in un simbolo, uno spazio interiore, una discesa nelle profondità dell’animo. Dalla Bibbia ai miti antichi, dai sermoni medievali alle più audaci narrazioni contemporanee, l’idea dell’inferno continua a rinnovarsi, adattandosi ai linguaggi e alle inquietudini di ogni epoca.

 

INFERNO DANTESCO

Un viaggio tra le edizioni e gli approfondimenti che riscoprono l’Inferno di Dante, offrendo nuove chiavi di lettura, interpretazioni inedite e visioni che continuano ad affascinare lettori di ogni tempo

Dall’Olimpo al Valhalla: miti e leggende

Odissea

di Omero

Le metamorfosi

di Ovidio

Miti e leggende nordiche

di Erberto Petoia

 

Gli antichi furono sempre affascinati dal mistero dell’aldilà e dal viaggio delle anime nelle tenebre. Dalla Grecia a Roma fino al Nord Europa, ogni civiltà ha immaginato un proprio regno dei morti e le creature che lo abitano.

Nell’Odissea di Omero, Ulisse si avvicina all’Ade per evocare le anime dei defunti e interrogare il veggente Tiresia. L’oltretomba appare come un luogo oscuro e silenzioso, dove sopravvivono solo le ombre degli uomini, spoglie della loro vita terrena.

Nelle Metamorfosi di Ovidio, il mito di Orfeo ed Euridice racconta la discesa del poeta agli inferi per salvare la sposa amata. Ottiene il permesso di riportarla con sé, ma a condizione di non voltarsi a guardarla finché non saranno usciti dal buio. Spinto dalla paura e dal desiderio di rivederla, Orfeo si volta e la perde per sempre.

Nella mitologia nordica, l’inferno è chiamato Helheimr (o Hel) ed è governato dalla dea Hel, figlia di Loki. Non è un luogo di punizione, ma di “non gloria”: vi giungono coloro che muoiono di vecchiaia o malattia. È un regno freddo, oscuro e sorvegliato dal cane Garm.

 

Tra demoni affascinanti, misteri oscuri e follia travolgente

Il maestro e Margherita

di Michail Bulgakov

Inferno

di Dan Brown

Il regno dei malvagi

di Kerri Maniscalco

 

Il tema della discesa agli inferi continua a vivere anche nella letteratura moderna e contemporanea, dai racconti psicologici al fantasy. Scendere nell’oscurità significa affrontare la propria ombra, guardare in faccia la paura, perdersi e rinascere trasformati. È un viaggio che compiono eroi, antieroi e, simbolicamente, ciascuno di noi ogni volta che attraversiamo un momento buio in cerca di luce.

Nel Maestro e Margherita di Bulgakov, gli abitanti dell’inferno irrompono nel mondo reale per sconvolgere le vite del Maestro, scrittore perseguitato dal regime sovietico, e della sua amante Margherita. Guidati da Woland, incarnazione del diavolo, i due amanti vengono trascinati in un vortice di inganni e poteri oscuri, dove l’amore si mescola al male e alla redenzione.

In Inferno di Dan Brown, il professore Robert Langdon viene coinvolto in un enigma ispirato al poema dantesco. Attraverso arte, simboli e misteri, Langdon compie una vera e propria discesa negli abissi della mente e della morale umana, in una corsa contro il tempo per impedire una catastrofe globale.

Nei romanzi fantasy, questo viaggio nell’oscurità assume spesso forme più seducenti: i demoni, il diavolo o altre creature infernali non sono solo minacce da combattere, ma figure affascinanti che attraggono e tentano. La loro presenza mette in gioco desideri, paure e ambizioni nascoste, trasformando la discesa negli inferi in un’esperienza non solo terribile, ma anche irresistibilmente coinvolgente.

Nel Regno dei Malvagi, di Kerri Maniscalco, una giovane strega, in cerca di verità sulla morte della sorella, stringe un patto con il principe dell’Ira, una delle oscure divinità infernali. La sua discesa diventa così un viaggio di conoscenza, potere e desiderio. Nei romanzi fantasy, infatti, questo viaggio nell’oscurità assume spesso forme più ambigue e affascinanti: i demoni, il diavolo o altre creature infernali non sono solo minacce da combattere, ma figure seducenti che attraggono e tentano. La loro presenza mette in gioco desideri, paure e ambizioni nascoste, trasformando la discesa negli inferi in un’esperienza non solo terribile, ma anche irresistibilmente coinvolgente.

In questi tre mondi narrativi, l’inferno non è più soltanto un luogo di punizione o di espiazione, come nelle concezioni antiche, ma uno spazio simbolico e interiore. In Bulgakov, esso irrompe nella realtà quotidiana come forza rivelatrice che svela l’ipocrisia e la verità nascosta degli uomini. In Brown diventa una metafora morale e intellettuale, un percorso di consapevolezza e responsabilità. Nella saga di Maniscalco, infine, l’inferno si fa terreno di seduzione e metamorfosi, dove l’oscurità si confonde con il desiderio. Diversamente dagli inferi della mitologia classica, regni distanti, popolati da dèi e ombre, gli inferni moderni sono proiezioni dell’anima umana: spazi interiori in cui bene e male si intrecciano, e dove ogni discesa diventa occasione di scoperta e trasformazione.

Quando il male prende vita

La banalità del male

di Hannah Arendt

Il racconto dell'ancella

di Margaret Atwood

C'era una volta a Gaza

di Valerio Nicolosi

L’inferno può essere anche una potente metafora della sofferenza umana, individuale o collettiva, che si manifesta sulla terra in molteplici forme. Non sempre è un luogo sotterraneo o mitico: a volte prende la forma della realtà stessa, segnata dal dolore, dall’ingiustizia e dalla perdita di umanità.

In La banalità del male, Hannah Arendt affronta una delle tragedie più oscure del Novecento: il genocidio del popolo ebraico. Attraverso il processo a Otto Adolf Eichmann, funzionario nazista e simbolo della cieca obbedienza al potere, Arendt mostra come l’inferno possa nascere dall’indifferenza, dalla mancanza di pensiero e dalla normalizzazione del male.

Ne Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood, l’inferno diventa una distopia terrena: il regime totalitario di Gilead, dove le donne sono private di ogni libertà e ridotte a strumenti di procreazione. Per la protagonista, l’orrore non è solo esterno, ma anche interiore — un limbo di paura e confusione in cui i ricordi di una vita passata si scontrano con la realtà disumana del presente.

Infine, in C’era una volta a Gaza di Valerio Nicolosi, l’inferno è quello reale della guerra, vissuto da chi è costretto a fuggire dalla propria casa in fiamme. È l’immagine di un popolo intrappolato tra macerie e speranza, che continua a cercare una via d’uscita dal dolore.

 

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LA FAVOLA E GLI ANIMALI

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