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Cesare Pavese

Dialoghi con Leucò

Riassunto

Compendio di ventisei racconti nella forma di dialoghi a sfondo mitologico e simbolico. L'opera fu scritta nel 1946 e pubblicata da Einaudi nel 1947. Nucleo fondamentale su cui si basa la raccolta è il tema del mito che viene riproposto in chiave moderna e "fantastica" come l'essenza latente e immortale presente nella storia dell'umanità. Il mito diviene in questo modo la chiave necessaria d'interpretazione della realtà, la porta che si apre di fronte alla cultura comune dell'uomo e della società. È vero che Pavese attinge direttamente da una mitologia tramontata, quella greca, ma è una mitologia carica di significati universali che ci appartengono ancora in modo profondo e che permettono di esternare ed eternare i desideri, le paure e i sentimenti più inconsci e remoti dell'uomo di oggi, e dell'uomo di ieri.

I ventisei dialoghi dell’opera di Pavese sono organizzati in brevi conversazioni a due interlocutori. È sempre presente una protagonista, Leucotea (troncata in Leucò) che alterna le sue conversazioni con eroi della mitologia greca e latina, sia dèi, sia mortali (da Edipo a Tiresia, da Calipso a Odisseo, da Eros e Tànatos, da Achille a Patroclo...). Le conversazioni, ricche di tensione e intrise di tragedia, affrontano le tematiche più universali della storia dell’umanità: il rapporto tra uomo e natura, le eterne angosce dell’uomo, la sessualità, la morte, la necessità del dolore, il destino, il ricordo, il rimpianto ecc. Il primo nucleo tematico è quello che vede il passaggio dell’uomo dal caos dell’indistinto (I Titani) al mondo degli dèi. Motivo connesso al passaggio dall’irrazionale alla presa di coscienza della ragione, è quello della nostalgia per l’infanzia (I due, La madre), argomento ricorrente nell’angoscioso esistenzialismo pavesiano. Altra tematica ingombrante nel libro è quella della sessualità (Gli Argonauti, Schiuma d’onda, La belva, L’inconsolabile) in cui si affronta in modo tragico il legame tra sesso e morte. Il tema della morte è associato in modo assoluto all’idea di libertà (in questo senso mancante) di fronte a un destino segnato (La madre, I due, La strada) che porta, senza possibilità di uscita, alla tristezza della condizione dell’uomo. La rupe, La chimera e La nube si scontrano con l’idea del combattimento, dell’audacia e della sconfitta; infine viene illustrato l’anelato desiderio umano di raggiungere gli dei, l’irrazionale, l’esaltazione e l’aspirazione al divino in un contrasto eterno e incolmabile.

Nata nell’epoca del neorealismo e tra le ceneri della seconda guerra mondiale, quando il presente gravava in modo irruento nelle penne dei suoi contemporanei, l'opera di Pavese riesce a distaccarsi da quella realtà cercando d’interpretarla in modo nuovo, attraverso una mitologia apparentemente lontana e sepolta, rispetto all’incombente materialismo di quegli anni. I Dialoghi rappresentano una delle opere intellettuali e spirituali più significative del Novecento. Solo tre anni dopo Pavese si toglierà la vita in un albergo di Torino.

Fonte: Wuz.it

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