Patrizi in un mondo plebeo. La nobiltà piemontese nell'Italia liberale

Anthony L. Cardoza
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Traduttore: B. Armani
Editore: Donzelli
Collana: Saggi. Storia e scienze sociali
Codice EAN: 9788879894999
Anno edizione: 1999
Anno pubblicazione: 1999
Dati: XXII-263 p.,libro rilegato

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Descrizione

Come si comportarono le nobiltà europee nella fase della loro decadenza? Come vissero, cosa pensarono, in quali nuove classi sociali confluirono i «patrizi», in un mondo che si faceva «plebeo»? Questo libro affronta il problema attraverso uno studio analitico del caso italiano tra la metà dell'Ottocento e la prima guerra mondiale. Tutte le ricerche sul ruolo dei gruppi nobiliari nella società italiana si sono fin qui inscritte nel vivace dibattito sulla supposta debolezza della borghesia di questo paese. I vecchi approcci marxisti hanno sottolineato l'arretratezza delle classi medie e la loro predisposizione al compromesso con gli elementi dell'aristocrazia «semifeudale». Una nuova leva di studi revisionistici ha messo in dubbio questa immagine di una subordinazione borghese, a favore di una visione che sottolinea la vitalità delle classi medie e la corrispettiva marginalità e impotenza dei vecchi gruppi aristocratici.Gli storici revisionistici, nonostante gli indubbi meriti, hanno però avuto il difetto di sottovalutare la funzione dei valori culturali, delle pratiche simboliche, e più specificamente dei meccanismi informali di prestigio e di influenza che servono a perpetuare l'identità di gruppo aristocratica. Cardoza si concentra sulla più significativa tra le nobiltà regionali dell'Italia unita, quella di diretta ascendenza sabauda, per studiarne, nel cinquantennio successivo all'unificazione, cambiamenti e continuità nei ruoli politici, nella ricchezza, nel comportamento economico, nelle preferenze pedagogiche e professionali. Condotta su una esplorazione completa dei documenti rintracciabili a Torino, la ricerca fornisce una quantità di informazioni non solo sulla struttura e la distribuzione delle fortune aristocratiche e alto-borghesi, ma anche sui circuiti familiari, sulle strategie successorie, sul rapporto tra proprietà terriera e investimento mobiliare. L'esame di carteggi e memorie private illumina ulteriormente gli aspetti più intimi della vita e dei valori aristocratici. Il ritratto che ne emerge contraddice il quadro di una rapida fusione delle vecchie e delle nuove élites e la conseguente marginalità delle nobiltà in età liberale. Nel caso del Piemonte, il ritmo del declino aristocratico fu più lento. Al dominio non si sostituì la decadenza, ma piuttosto lo sviluppo di forme più indirette di influsso. E la persistente importanza di una nobiltà di lignaggio e di patente nella vita pubblica risultò dall'appropriazione di nuove centralità economiche.