Isabella l'imperatrice: sorella di re Enrico III d'Inghilterra e sposa di Federico II di Svevia: la tradizione inglese del Natale, le nozze, la reggia, la prigionia in Puglia
Sabato Cuttrera
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Isabella abitò il castello di Gloucester. Nei registri quotidiani delle spese, alla data del 13 novembre 1231, venne annotato che Guglielmo, sarto del re, ebbe l'incarico di recarsi di persona alla fiera di St. Edmondsbury, per acquistare vari articoli per l'abbigliamento del suo padrone, una tunica, una sopravveste e un mantello di panno azzurro, e altri pezzi, fra cui un mantello di daino, per Lady Isabella. Il regalo di Natale fatto dal Re Enrico a sua sorella fu di tre piatti e tre saliere d'argento. Pochi mesi dopo le donò anche un calice d'argento dorato, con due tovaglioli d'altare per la sua cappella e altri arredi sacri. Le provviste per lei e la famiglia dovevano però essere fatte da due o tre uomini onesti di Gloucester. «Il Re stesso contribuì in gran parte alla sua dispensa con doni di vino e cervi, e fece anche riservare un tratto di una delle sue attività di pesca al suo uso. Le voci per Isabella sono meno frequenti nell'anno successivo. Viene menzionata due volte mentre riceveva piccoli doni di carne di cervo dal re, e arriva un ordine secondo cui Warin, il cappellano regio inviato a Isabella, riceverà un sostegno adeguato per due cavalli e due uomini per i suoi utilizzi». Tra i regali c'erano una tavola e una tavoletta d'avorio di Sardegna, che la contessa di Ponthieu aveva donato al Re, e una tavola da scacchi e pedine, custodite in uno scrigno, anch'esso d'avorio, che aveva ricevuto dal priore di Gerusalemme. Fra i regali anche 24 fasci di seta lavorata e di oreficeria, donati al sovrano da parte di Adam of Shoreditch e di altri orafi. Queste fasce erano a quel tempo, e molto tempo dopo, tra gli articoli più costosi di abbigliamento femminile, e spesso erano incastonate da gioielli di grande valore, come quelli ricevuti in occasione del matrimonio con Federico II di Svevia, quando divenne Regina e Imperatrice, seguendo il marito nelle cerimonie in Germania e in Italia, fino a ritirarsi nel Regno di Puglia. Sebbene Isabella fosse stata così a lungo lontana dall'Inghilterra, tuttavia, quando la sua vita stette per volgere al termine, i pensieri e gli affetti si aggrapparono ai momenti belli della sua giovinezza. Si dice che la sua ultima richiesta fatta al marito fosse quella di instaurare rapporti ancora più amichevoli con suo fratello, il Re Enrico III, e assisterlo con consigli paterni ogni volta che ne avesse avuto bisogno. La sua morte avvenne a Foggio, nella regione di Napoli, e fu sepolta con gli onori imperiali nell'antica città di Andria. L'Imperatore ritenne opportuno che i suoi funerali fossero celebrati in tutta la Puglia, e scrisse la seguente lettera alla magistratura della provincia: Così la lettera di Pier della Vigna: - Non siamo riusciti a sfuggire alle insidie di un nemico nascosto, poiché, dopo aver sottomesso innumerevoli regioni al giogo della nostra maestà, e mentre possedevamo pace e tranquillità, la sventura di una morte improvvisa ci ha portato via violentemente la serenissima Augusta, nata da stirpe reale. Non possiamo dunque mostrare gioia nel volto, poiché la morte del nostro consorte ci spreme una coppa di amarezza, e ci molesta e ci opprime molto. Tuttavia non siamo disposti, per l'amarezza del nostro dolore, a influenzare la nostra maestà in modo da offendere il nostro Creatore, o a lasciare che l'immensità del nostro dolore ci impedisca di conferire degnamente e con riverenza l'onore che si conviene e si addice alla nostra consorte, poiché desideriamo particolarmente che la memoria di un tale partecipe dei nostri onori sia celebrata su tutta la terra. Perciò vi ordiniamo severamente che le sue esequie siano celebrate universalmente in tutta la vostra giurisdizione, da tutti gli abitanti in ogni luogo, e principalmente dal clero e dal popolo delle città - le campane vengono suonate ovunque - affinché coloro che sono riuniti nelle chiese possano raccomanda soprattutto l'anima dell'Augusta al Dio vivente, che toglie lo spirito dei principi.