Atti di notai pugliesi. Fra Otranto e Bari, Veneti in Capitanata, la Basilicata ai francesi, S. Vito e lo sbarco, Carovigno e Serranova nel 1700, i Dentice padroni di Ostuni e Trieste: documenti editi e inediti degli archivi di stato

Sabato Cuttrera
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Editore: ABE
Collana: Il baule
Codice EAN: 9788872971093
Anno edizione: 2023
Anno pubblicazione: 2023
Dati: 150 p., brossura

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Descrizione

Nel gennaio 1496 le cose non andarono al meglio per il giovanissimo Re Ferrandino II d'Aragona, di soli 22 anni, già da diversi mesi sul trono per l'abdicazione del padre Alfonso II, costretto alla fuga poco prima della morte, quando la capitale si concesse ai Francesi. Re Carlo VIII di Francia, sebbene fosse ripartito, aveva infatti lasciato Monpensier a Viceré di Napoli, ma il rampollo aragonese non si era giammai rassegnato, convinto di dover tornare e dare una risposta forte per riottenere con le armi ciò che l'avo avea conquistato. In vista della guerra, anche il Papa, fatto fortificare Castel S.Angelo, lo trasformò in un'isola, arrivando a deviare il corso del Tevere, pur di stare sicuro. Il cronista: - Per le mutatione di le muraglie, torioni et fosse vi faceva far atorno, con intentione di farvi andar il fiume dil Tevere, che non poteva reussir tal pensiere, esso pontifice per el disegno spenderia sequendo di fabbricare, chome fo divulgato, zercha 80 milia fiorini, et spesso cavalchava atorno a veder ditta opra; pur di malavoja si ritrovava, perché francesi non veniva più a tuor bolle de beneficii a Roma. Del resto, Carlo VIII, tornato in Francia e incoronato Re, Ferrandino non possedé che circa la metà dell'ex Regno aragonese, essendosi tornati con un Regno di Puglia ed un Regno di Napoli. In verità non possedeva neppure tutta la Puglia in quanto l'intera Baronia, considerata parte della Capitanata, era dei Francesi. Il cronista: - El reame de Napoli, overo di la Puja, non era tutto reaquistato da Ferdinando Secundo Re di caxa Aragona et di Napoli, et quello voleva recuperare, benché le forze sue fusseno molto piccole, perché ancora molte Terre in tutto quel Regno si teniva a petitione di detto Re di Franza, et oltra che vi era Monsignor di Monpensier Capitano primario et Viceré ivi in reame posto dal prefato Carlo. E il Viceré francese Monpensier non era rimasto certo solo in Italia, perché aveva "assai numero de francesi, et grandissima copia di anzuini con qualche barone che da francesi teniva". Per tutte queste cose era giunta l'ora per Re Ferdinando di assediare i castelli dei baroni di partito angioino che si erano dati al Re di Francia. Perciò decise di far intervenire la Serenissima Repubblica di Venezia: adonque l'aiuto de' venetiani vi fu necessario.1 Ma prima, il 17 gennaio 1496, volle incontrare un'ultima volta tutti i baroni filofrancesi, fingendo di andare in Pullia per riscuotere la Dogana de le Pecore.2 Scoperto il tradimento di alcuni, specie del Conte di Sarno, Ferdinando fu sul punto di darlo ai francesi, poi ci ripensò e, dopo averli ammuniti, cominciò con lo stipulare l'accordo con i veneziani, mentre il nemico già rispondeva togliendogli Sanseverino. Il 20 gennaio il patto fra il Re e Venezia era già fatto e l'armata della Serenissima Repubblica, guidata da Geronimo Contarini, era già nel Golfo di Napoli con 700 huomini d'arme et 3.000 fanti, e di l'armata spendendo fin a la summa de ducati 200 milia in cambio del possesso di Trane, Brandizo et Otranto.