Alle armi, cavalieri!

Mimmo Cuticchio
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Editore: Donzelli
Codice EAN: 9788868436742
Anno edizione: 2017
Anno pubblicazione: 2017
Dati: 605 p., ill., rilegato

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Descrizione

Le storie dei paladini di Francia scritte per il teatro dei Pupi, un ciclo epico da sempre tramandato in forma orale, raccolte in un libro per non perderne la memoria

«Una matassa allucinante di parentele, complotti, viaggi, incantesimi, battaglie, ostinate lealtà, mefistofeliche doppiezze, tradimenti, duelli, moltissimi amori e altrettante morti»Venerdì di Repubblica

«Se non te ne vai subito, ti darò la morte, empio ladrone di Montalbano!» disse Orlando. «Mi chiami ladrone? – rispose Rinaldo. – E ladrone sarò, portando via con me l’onore delle armi e la bella Angelica!». I due cugini impugnarono le spade e incominciarono un terribile duello. Intanto Angelica ne approfittò, montò a cavallo e si allontanò.

«Nato e cresciuto tra i pupi e in una famiglia di teatranti girovaghi, ho imparato a vivere fianco a fianco con personaggi immaginari, come se fossero reali e in carne e ossa. Ogni sera, nel teatrino, andava in scena una puntata diversa della Storia dei paladini di Francia, proprio come diverse erano le storie del nostro quotidiano; e quando durante il giorno c’era da risistemare o ripulire i pupi, era normale per noi chiamarli per nome, come si fa con un amico o un parente. Eravamo sette figli e insieme a mio padre, mia madre e ai nostri trecento pupi costituivamo una specie di famiglia allargata, dove lo zio o il nonno di Orlando e Rinaldo erano anche per noi bambini uno zio e un nonno. Quando poi mi capitava di andare con mio padre a trovare i suoi amici cuntisti – come si chiamano in siciliano i contastorie che da sempre raccontano il ciclo dei paladini – io seguivo rapito le loro voci, e i personaggi che evocavano mi sembravano vivi e presenti proprio come quando nell’Opera dei pupi li guardavo muoversi sul palcoscenico. Le parole che mi giungevano alle orecchie prendevano subito forma sullo schermo della mia mente. Ero una specie di testimone dei fatti raccontati, che io conoscevo già, ma che in quel preciso istante si fissavano nella mia mente, così come un fuoco acceso si rafforza con nuovi tocchi di legno. Divenuto grande, ho cominciato a vestire io stesso i panni del cuntista e ancora oggi, con i pupi e il cunto, continuo a raccontare queste storie antiche, tramandatemi oralmente. Quando ho deciso di raccoglierle in un libro, la strada maestra è stata di lasciare scorrere la penna all’inseguimento dei personaggi nelle loro avventure. La sfida che mi si è presentata è stata di suscitare l’immaginazione del lettore come se ascoltasse il mio cunto dal vivo. Questa è la prima volta che un lunghissimo ciclo passato di bocca in bocca, di generazione in generazione, si fissa sulla pagina scritta, e il mio intento è stato di conservarne l’originaria impronta orale. Se il grande maestro Giuseppe Pitrè, dopo aver ascoltato le fiabe dai popolani, correva sul suo calesse a trascriverle come a volerne registrare l’estemporaneità, perché non provarci oggi con il ciclo dei paladini? Cervantes, nel suo Don Chisciotte, salva dal rogo dei libri l’Orlando furioso purché venga letto ad alta voce, così io mi auguro che un giorno un giovane appassionato di questi racconti, leggendo il mio libro, possa fare suoi questi cunti e reinterpretarli con nuova voce». Mimmo Cuticchio