Silvio Formichetti. Intime confessioni

La mostra, di cui questo catalogo è chiamato a rappresentare e a illustrare i contenuti, espone il più recente lavoro del pittore Formichetti. Riguarda, infatti, la produzione artistica realizzata in dodici mesi di impegno creativo, un anno intero speso nella costruzione di nuove tesi espressive che oggi si palesa come un grande lavoro in divenire sull’interiorità, sulle giovanili aspirazioni creative approdate definitivamente in un “altrove poetico” i cui contenuti sono oramai definiti all’interno di un ordine nuovo, ispirato con maggiore chiarezza ai valori eterni di un’umanità confessata da una gestualità oramai adulta.Più che mai le composizioni del “nuovo” Formichetti sono il frutto di una modalità operativa caratterizzata da una fitta rete di stratificazioni di colore tendenti all’esplosione cromatica; stratificazioni basate sull’uso audace di stesure ancora umide mescolate e sovrapposte in una convulsa maniera irregolare, protesa verso un gioco che si ripete e che colpisce per il succedersi di sorprendenti colpi di luce; fatta di pastosità coloristiche e di improvvisi colpi di pennello. Il Colore è il supporto di luce e di movimento, dinamico e propositivo; il Segno è un graffio pastoso, quasi inciso sulla tela versatile e colorata; lo Spazio tradizionale è assente, risparmiato per fare largo a un piano prospettico sempre nuovo, moltiplicato per mille ogni volta.Questa la nuova immagine di Formichetti, più concisa e potente che mai, giocata su un ripetersi ritmico, incessante e ossessivo che compone e scompone il segno pittorico, spostandolo continuamente verso baricentri compositivi eterogenei e sorprendenti.Per tutte queste ragioni le sue opere contengono un messaggio rinnovato, in continuo movimento di colori e di forme; il suo segno grafico si identifica completamente in una scrittura istintiva, ossessivamente giocata alla ricerca di un significato morale, traduzione di inquietudini, disagi, sofferenze e di emozioni ineffabili. Tale segno, in collegamento diretto con l’inconscio, ieri dettava solo messaggi legati a vortici irregolari e convulsi, oggi si apre a un dialogo col sovrannaturale e si distende su tinte preziose e su lunghe pause espressive.(dal saggio “Lo spazio interiore di Silvio Formichetti” di Maria Selene Sconci)Roma, Museo Nazionale del Palazzo di VeneziaRefettorio Quattrocentesco7 – 25 marzo 2007