Cattive immagini. Design della comunicazione, grammatiche e parità di genere

Valeria Bucchetti
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Editore: Franco Angeli
Collana: Design della comunicazione
Codice EAN: 9788835117087
Anno edizione: 2021
Anno pubblicazione: 2021
Dati: brossura

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Descrizione

Gli artefatti comunicativi di cui ci si avvale per far circolare informazioni, dati, merci e servizi contribuiscono troppo spesso a creare disuguaglianze di genere, diffondendo immagini e rappresentazioni ipersemplificate della realtà che influenzano il pensiero collettivo, rispetto a uomini e donne e ai rapporti tra essi. Attraverso “l’idioletto di genere” gli artefatti vengono accorpati e divengono parte di un gruppo che parla il medesimo linguaggio producendo così un confine. E in questo rapporto di inclusione-esclusione si gioca la relazione tra cose, mondi e genere. Si affermano i modelli della rappresentazione, secondo un principio di separazione tra maschile e femminile, in cui il maschile è norma includente il mondo mentre il femminile è scarto da essa. Le relazioni tra design della comunicazione e androcentrismo, tra cultura della parità e mondo della rappresentazione vengono indagate per isolare gli elementi stereotipici di cui si nutrono tanto la nostra cultura quanto la nostra quotidianità. L’idioletto di genere ha la funzione di etichettare gli artefatti comunicativi, di renderli comprensibili (e dunque riconoscibili), di accorparli facendoli divenire parte di un gruppo che condivide il medesimo linguaggio. Al contempo produce un confine, determinando cosa è compreso e cosa rimane all’esterno del perimetro che traccia. In questo rapporto di inclusione-esclusione si gioca la costruzione della relazione tra cose, mondi e genere. In questo passaggio si affermano non solo i modi della rappresentazione, ma anche i modelli che essi richiamano. Dove il principio di separazione indica la divisione tra maschile e femminile come principi opposti, mentre quello di gerarchia considera il maschile come norma includente il mondo e il femminile come scarto da essa. Il testo si interroga sui modi in cui il design della comunicazione sostiene il potere dell’androcentrismo, sulle relazioni tra cultura della parità e sul mondo della rappresentazione che andiamo a costruire. Attraverso la lettura di alcuni artefatti comunicativi viene analizzato il mondo delle immagini e fatti emergere gli elementi costitutivi di una memoria visiva di cui si nutrono tanto la nostra cultura quanto la nostra quotidianità; sino ad arrivare a cogliere la persistenza di quei motivi iconografici stereotipici che si ripropongono con carattere di ricorrenza e con modalità inalterate nelle situazioni spazio-temporali più diverse.