Il medesimo mondo

Sabrina Ragucci
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Editore: Bollati Boringhieri
Collana: Varianti
Codice EAN: 9788833933047
Anno edizione: 2020
Anno pubblicazione: 2020
Dati: 176 p., brossura
Disponibile anche in eBook a € 9,99

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Descrizione

Libro candidato da Maria Teresa Carbone al Premio Strega 2021

Tre generazioni, due paesi europei, uno stesso ineluttabile destino.

È un destino implacabile quello che segna la famiglia Mogliano, a partire dal capostipite Pietro, ricco proprietario di terre coltivatea tabacco ma andato in rovina durante il fascismo, fino ad Angelo e sua moglie Teresa, emigrati in Germania negli anni del boom, e alla loro figlia, Roberta, nata con le malformazioni congenite dovute al talidomide. Tutti legati tra loro da quelle infelicità particolari che a volte sono misteriosamente i frutti comuni di uno stesso albero genealogico.Quando la tragedia colpirà da vicino la sua famiglia, la piccola Roberta verrà affidata alla nonna paterna, mentre il padre Angelo - risposatosi con Lia, una giovane vedova - continuerà a lavorare in Germania, proseguendo la propria vita di uomo sradicato, senza altro obiettivo che non sia il denaro.La famiglia si riunisce quando Roberta ha ormai dieci anni, a Milano, dove la ragazzina scopre le durezze della madre adottiva e dell'ambiente nel quale diventerà una giovane donna. Vittima e allo stesso tempo complice, Roberta vive sospesa, come tutti i protagonisti, tra due epoche storiche e due nazioni che, nonostante le differenze apparenti, spingono i personaggi a vivere immersi dentro gli stessi meccanismi di sopraffazione e sopravvivenza: il medesimo mondo, appunto. Con una scrittura estremamente lucida, capace di filtrare ogni emozione, Sabrina Ragucci scrive un libro attraversato dalla nitidezza che soltanto uno sguardo inesorabile, abituato a scandagliare la realtà, può restituire.

Proposto da Maria Teresa Carbone al Premio Strega 2021 con la seguente motivazione:
«Da Sabrina Ragucci, fotografa, ci si poteva aspettare un romanzo che mettesse la dimensione visuale al primo posto. E così per certi versi è. Ma lo sguardo che l’autrice attiva in questo esordio privo di incertezze ha qualcosa di perturbante, sembra sempre puntare verso i bordi della scena oppure la osserva da molto lontano o infine, al contrario, le si accosta al punto che un minimo dettaglio finisce per occupare per intero il campo visivo. Viene in mente una videoinstallazione, Close, realizzata dal regista Atom Egoyan insieme all’artista portoghese Julião Sarmento e allestita alla Biennale di Venezia del 2001. Là, una parete a pochi centimetri dallo schermo obbligava gli spettatori a una visione ravvicinatissima, ingigantendo i particolari, rendendoli insieme insensati e densi di significato. Qui, gli occhi di chi legge sono costretti a concentrarsi su “briciole d’annata, graffiature di tacchi e suole datate parecchi anni precedenti”, un “marciapiede costellato di mozziconi e di chewing gum masticati”, “un cerone più chiaro di due toni rispetto alla carnagione” sotto il quale “si intravede la pelle leggermente butterata”. L’effetto di questo sguardo continuamente depistato è straniante e accentua per contrasto la forza della voce dell’autrice, una voce spietata e tuttavia segretamente pietosa, “la voce di un dio”, come è stato scritto a proposito del libro. E in effetti, proprio come un dio – onnisciente, onnipotente – Ragucci muove i suoi personaggi (la famiglia Mogliano e soprattutto la bambina Roberta, poi adolescente e infine donna) lungo un arco temporale di quaranta o cinquant’anni, ma sempre usando l’indicativo presente dell’eternità, di tanto in tanto ammonendo con brevi frasi imperative gli stessi personaggi o noi che leggiamo. Il medesimo mondo è dunque una storia di famiglia, ma è anche, volendo, un frammento di storia nazionale, dall’Italia ancora paesana dell’immediato dopoguerra all’inurbamento, all’emigrazione, alla costruzione tenace di una piccola borghesia alienata e perdente. Non a caso il romanzo si chiude con l’acquisto di una casa di proprietà, sigillo di una conquista sociale che non cancella una vita deprivata, un “medesimo mondo” le cui cattiverie e ingiustizie si intuiscono solo a tarda sera, al confine tra veglia e sonno.»