La guerra dei poveri

Éric Vuillard
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Traduttore: Alberto Bracci Testasecca
Editore: E/O
Collana: Assolo
Codice EAN: 9788833571164
Anno edizione: 2019
Anno pubblicazione: 2019
Dati: 83 p.,libro in brossura
Disponibile anche in eBook a € 7,99

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Descrizione

«Gli esasperati sono così, un bel giorno sgorgano dalla testa dei popoli come i fantasmi sbucano dai muri.»

«Vuillard racconta con uno stile irresistibile»Robinson

«Breve e fulminante libro in cui lo scrittore affronta una vicenda e personaggi reali con una spregiudicata libertà di sguardo»Il Venerdì

«Narrazione agile, compatta e concentrata, a cui uno stile acuminato e l’uso del presente conferiscono un elevato potenziale evocativo»Vanni Santoni, La Lettura

Alcune guerre sono celebri, per esempio le guerre napoleoniche, le guerre d'indipendenza o le guerre mondiali. Di altre non si sa niente: sono le guerre dei poveri, quelle che nei libri di storia del liceo vengono ricordate al massimo come non meglio identificate “rivolte contadine”. Eppure comportavano armi, campi di battaglia, morti e feriti come in qualunque altra guerra. Raccontandoci la storia di Thomas Müntzer (c.1489-1525), prete al tempo degli albori della Riforma e condottiero di disperati, Vuillard ci fa penetrare tra le maglie più strette di quelle sommosse popolari che hanno sconvolto la Germania nei primi anni del Cinquecento e, prima, le campagne inglesi del Trecento e del Quattrocento. L'interessante denominatore comune delle varie guerre dei poveri è che si appoggiano su motivazioni religiose, e non a caso a capeggiarle sono spesso uomini di chiesa, il cui punto di partenza è la Bibbia. Il popolo, da secoli schiacciato dai nobili e dal clero, non ha da sé la forza di ribellarsi, ma la trova quando il predicatore illuminato (o pazzo, o eretico, o fanatico, a seconda dei punti di vista) lo fa riflettere: perché Dio, il dio dei poveri, ha bisogno di tanto sfarzo? Perché i suoi ministri hanno bisogno di tutto quel lusso? Perché Dio è stranamente sempre dalla parte dei ricchi? Domande che all'epoca erano a dir poco sovversive, ma che forse ogni tanto faremmo bene a porci anche oggi.