«Quella notte, ai piani centrali del vecchio BeiArt di Pechino, qualcuno aveva visto qualcosa cadere oltre i vetri della camera da letto. Una grossa sagoma nera.» La sagoma è Raniero Monforti, imprenditore. Suicidio o delitto? La prima sospettata è, naturalmente, la moglie Tania, ma passano due anni prima che arrivi la vigilia della sentenza; ed è in quella notte di attesa che lei ricostruisce, per un uditorio immaginario, la storia di una morte forse annunciata. Tutta la storia, fin dall’inizio: perché la verità arriva da molto lontano. Da un paese chiamato Castrappeso, letteralmente tagliato in due da una frana che nel 1935 ha diviso a metà palazzo Di Salvia, segnando il destino di una famiglia. Dagli incredibili personaggi che attraverso quasi un secolo hanno costruito una dinastia e una fabbrica di pellami di successo, nella remota Basilicata. Dalle scelte dell’ultima erede di quella dinastia, Tania, e di suo marito Raniero che di quel patrimonio è stato l’ultimo custode, il traghettatore dell’azienda nell’era della globalizzazione e nell’Oriente misterioso e forse infido.
Proposto da Valeria Parrella al Premio Strega 2025 con la seguente motivazione:
«Seguivo già da tempo la scrittura di Piera Carlomagno, ma con questo ultimo suo edito da Solferino, Ovunque andrò, di cui mi onoro anche un poco di aver inciso sul titolo (ne discutevamo, e a me sembrava molto bello, così sono stata davvero contenta che l’abbia scelto), mi sembra che lei sia arrivata a una altezza formale mai raggiunta prima. Non perde il gusto del mistero, della trama ben congegnata, che è la sua cifra, ma vi aggiunge una capacità novecentesca di descrizione, in particolare dei paesaggi del Meridione, di certe campagne che potevamo credere perdute per sempre, e invece esistono, dentro e fuori dai romanzi. E però insieme riesce a tenere il mondo contemporaneo dell’imprenditoria più azzardata, quello dei grattacieli e del capitale, per cui seguendo i personaggi, i dialoghi, pare quasi di vedere come da lì, dalla Lucania di Carlo Levi, si sia arrivati qui, a scriverci, oggi, al di là uno schermo. Lo fa attraverso la storia di Tania C., moglie di Raniero Monforti, direttore generale della divisione cinese di una prestigiosa azienda che aspetta da un pomeriggio alla mattina seguente la sentenza di un processo che la vede imputata per la scomparsa del marito, forse ucciso, forse precipitato da un grattacielo di Pechino. Così al tempo del romanzo, una notte di attesa, si intreccia il tempo lungo delle generazioni: cento anni di storia della famiglia di Tania, del nostro Sud e del nostro Paese. Terremoti, crisi economiche, fermenti politici: cose, queste, che conosciamo bene (benissimo, direi) tutti. Credo che sia un libro da far conoscere agli Amici della Domenica, e a quei lettori ai quali dovesse essere sfuggito e che hanno le antenne belle dritte su tutte le scelte che compie il nostro amato Premio.»