La ribelle

Evgenija Jaroslavskaja-Markon
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Traduttore: Silvia Sichel
Editore: Guanda
Collana: Biblioteca della Fenice
Codice EAN: 9788823520554
Anno edizione: 2018
Anno pubblicazione: 2018
Dati: 162 p., brossura

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Descrizione

Un memoir ardente e vivissimo, scritto di getto poco prima dell'esecuzione da una ragazza condannata a morte dai bolscevichi nel giugno del 1931.

«Il racconto insolente e libero di una vita indomita. La lingua dell'autrice è brutale, diretta, intrepida»Le Monde des Livres

«Incredibile testimonianza restituita dagli archivi del Kgb. La protagonista Evgenija Markon è una ragazza borgheseche sceglie di vivere per strada e diventare una ladra pur di non sottostare al regime. Finirà in un gulag. Questo è il suo memoir anarchico» - Robinson, La Repubblica

«E pensare che questa vita, che ne vale mille, è durata solo ventinove anni»Le Figaro magazine

«Un racconto unico, travolgente»Les Echos

L'autobiografia senza filtri – riemersa dagli archivi dei servizi segreti russi – di una donna appassionata e idealista. Scritta tutta d'un fiato, quasi come un diario, in una cella del gulag delle isole Solovki, ci consegna il racconto della vita ardente di Evgenija Jaroslavskaja-Markon. Nata ai primi del Novecento, fin da giovanissima dimostrò un amore viscerale per gli ultimi e un'insofferenza assoluta nei confronti di ogni potere costituito, compreso il nuovo regime bolscevico. Giornalista e conferenziera, girò la Russia e l'Europa assieme al marito, il poeta Aleksandr Jaroslavskij, personalità talentuosa e originale, molto nota nei circoli poetici e anarchici dell'epoca. Quando lui fu arrestato per propaganda antisovietica, Evgenija scelse il mondo della piccola criminalità, finendo a vivere di espedienti e piccoli furti. In una lingua schietta e senza fronzoli, le sue pagine ci raccontano l'universo degli emarginati – scippatori, ubriaconi, prostitute, ragazzi di strada –, la sola «classe» autenticamente rivoluzionaria, secondo lei, offrendoci così uno spaccato impareggiabile della Mosca e della Leningrado degli anni Venti, lontano dalla narrazione ufficiale del potere sovietico. Evgenija non teme le conseguenze della sua scelta, fino in fondo: «Se sto esponendo tutto ciò con la massima sincerità, è perché mi aspetto comunque di essere fucilata».