Partiamo dall’individuare l’etimologia della parola sinestesia, che deriva dal greco syn = insieme, e aisthánomai = percepisco. Già dall’etimologia si intuisce la natura stessa di questa figura retorica di significato, che si basa sull’accostamento di due vocaboli che appartengono a sfere sensoriali differenti. Ad esempio, si può associare un sostantivo che fa riferimento al senso della vista (un colore) a un aggettivo che afferisce alla sfera del tatto (caldo, freddo).
Questa associazione contribuisce a fare risaltare l’immagine che ne deriva e a renderla più incisiva, poiché lo scarto tra i piani sensoriali causa straniamento in chi legge.
Con il termine sinestesia si indica anche un fenomeno multisensoriale vissuto da una piccola percentuale di individui, che all’arrivo di una sensazione tramite un canale sensoriale percepiscono anche stimoli relativi ad altri canali sensoriali. Questo fenomeno involontario può permettere, ad esempio, di creare associazioni che legano tra loro suoni e colori, odori e percezioni tattili e quindi di “sentire i colori” o “vedere la musica”. Si pensa che alcuni grandi artisti siano stati sinesteti, come Kandinskij o Mozart.
Scrive Kandinskij nel 1913 in relazione ad un'opera di Wagner:
“Vidi nella mente tutti i colori che avevo davanti agli occhi. Linee selvagge e fantastiche s’incrociavano di fronte a me. (…) Mi convinsi che la pittura può sviluppare la stessa forza della musica.”
Grazie alla sua potenza espressiva, questa figura retorica è molto utilizzata in ambito letterario e artistico, in modo particolare in poesia. Ne troviamo esempi in tutta la letteratura italiana, dalle origini in Dante e Petrarca e via, via sino al più recente Novecento. Largo uso ne hanno fatto, tra gli altri, i poeti simbolisti e i poeti ermetici, da Baudelaire a Quasimodo.
Tuttavia, vi sono sinestesie che con il tempo sono diventate comuni anche nel linguaggio di tutti i giorni, come, ad esempio, un colore caldo o freddo; una luce calda o fredda; una voce ruvida o dolce; un profumo dolce o pungente; uno sguardo silenzioso.