Interprétations phénoménologiques de la 'Physique'd’Aristote chez Heidegger et Patocka (eBook)

Interprétations phénoménologiques de la 'Physique'd’Aristote chez Heidegger et Patocka (eBook)

Claude Vishnu Spaak
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€ 81,42
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Lingua: Fra
Editore: Springer
Collana: Phaenomenologica
Codice EAN: 9783319565446
Anno pubblicazione: 2018
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Descrizione

Cet ouvrage met en œuvre une confrontation philosophique entre Heidegger et Patocka, deux figures majeures de la tradition phénoménologique, en prenant pour fil conducteur leurs interprétations respectives des concepts fondamentaux de la Physique d’Aristote. Mais tout d’abord, le point d’accord : l’herméneutique de l’aristotélisme représente aux yeux de Heidegger et de Patocka une première entrée pensante dans l’affaire même de la pensée, où le mouvement (????s??/µetaß???), irréductible au déplacement d’un étant dans l’espace, désigne le procès d’advenue au paraître qui sous-tend l’éclosion à l’être des choses. Aristote met au jour la différence ontologique entre l’être et l’étant, en sorte que la Physique constitue de ce point de vue pour Heidegger et Patocka le véritable Grundbuch de la philosophie occidentale. Cependant, Heidegger et Patocka ne comprennent pas de la même manière le sens de ce mouvement ontologique au cœur de l’être (f?s??). À travers l’examen de ces différences, l’enjeu de cet ouvrage est de mettre en évidence un point de tension au sein de la phénoménologie qui n’a pas encore été suffisamment remarqué, entre d’une part l’approche heideggérienne qui soumet l’être au sens (?????), et s’expose de la sorte au risque d’un anthropocentrisme ontologique larvé. Et d’autre part, la tentative d’un réalisme phénoménologique, dont Patocka fut l’un des représentants, dans la double mesure où il brise l’identité classique de l’être et de l’intelligibilité, et où il pense l’homme comme radicalement décentré, prétendant en finir ainsi avec le sujet et tous ses avatars (c’est là le sens de la fameuse « phénoménologie asubjective ») ; réalisme radical dont on peut toutefois se demander s’il ne met pas à mal le paradigme phénoménologique de l’a priori de la corrélation entre l’apparaître et ses modes subjectifs de donnée, et s’il ne remet pas en cause ainsila possibilité même de la phénoménologie en la poussant au-delà de sa propre limite.