Le syndrome pakistanais (eBook)

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Christophe Jaffrelot
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€ 28,99
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Lingua: Fra
Editore: Fayard
Codice EAN: 9782213664019
Anno pubblicazione: 2013
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Descrizione

Depuis sa naissance en 1947, le Pakistan est travaillé par des forces contraires. Ses fondateurs ont voulu construire un État-nation centralisé alors que les régions, attachées à leur culture et à leur langue, souhaitaient gérer leurs propres affaires. Faute de les avoir entendues, le pouvoir central n’a pu empêcher la création du Bangladesh en 1971, et il se trouve aujourd’hui confronté à divers mouvements séparatistes – des Baloutches à la mobilisation des Mohajirs pour contrôler Karachi. À la question de l’État s’ajoute celle du régime. L’armée et la classe politique alternent en effet au pouvoir tous les dix ans avec une grande régularité. Auteurs de trois coups d’État, les militaires jouent de la menace indienne pour justifier leur emprise sur le pays et leur budget, colossal. Les partis leur résistent et obtiennent à intervalles réguliers le retour à une certaine démocratie. Mais tous les dirigeants civils ne sont pas forcément démocrates, et leur népotisme, voire leur corruption, que l’armée imite de mieux en mieux, nuisent à leur crédibilité. Enfin, la question religieuse pèse sur le destin du pays telle une épée de Damoclès. Créé sur des bases « sécularistes », le Pakistan a connu un processus d’islamisation qui, ajouté au jihad en Afghanistan, a favorisé l’essor de l’islamisme. Sunnites et chi’ites s’affrontent, soutenus respectivement par l’Arabie Saoudite et l’Iran. La talibanisation gagne, et les mouvements islamistes, parfois proches d’Al Qaeda, défient à coups d’attentats de plus en plus audacieux un État désorganisé, sinon failli, bien que nucléaire. Ni jacobin ni fédéral, ni démocrate ni autocrate, ni laïque ni théocratique, le Pakistan contemporain est soumis à des pressions contradictoires. De l’issue de cette épreuve de force dépend l’avenir d’une région clé pour la stabilité de la planète. Christophe Jaffrelot, ancien directeur du CERI, est directeur de recherche au CNRS et enseignant à Sciences Po. Il est le grand spécialiste de l’Asie du Sud et s’intéresse plus particulièrement à sa politique, au carrefour des dynamiques sociales et religieuses.