Pillole per l'anima. Modello c.r.o.i. nella relazione sanitaria

Anna ErcoliSerena Mercadante
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Editore: Idelson-Gnocchi
Codice EAN: 9788879475709
Anno edizione: 2013
Anno pubblicazione: 2013
Dati: 136 p.,libro in brossura

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Descrizione

Il lettore che desideri un libro nel quale leggersi, esprime la volontà di una riflessione verso sé stesso e verso l’altro, per accrescere le sue prospettive, aprire la mente a nuove possibilità affinché possa aiutare i pazienti nella gestione della loro cronicità verso il loro benessere, sarà sicuramente soddisfatto immergendosi in questa opera psicologica, e non solo, nella quale si sono impegnate le autrici Ercoli e Mercadante. Il vantaggio che deriva dalla lettura è infatti l’arricchimento del proprio essere in primis, dal quale poi si giunge all’atto del fare più consapevole nelle relazioni umane, in ambito sanitario. Le autrici invitano a focalizzarsi sulle relazioni di comprensione e di cura del malato, come accade a ogni operatore sanitario “professionalmente umano” prestando una particolare attenzione alla dimensione dell’“essere” della persona, sia del paziente affetto da cronicità, sia quella degli operatori sanitari. Lo scopo della cura è la costruzione condivisa, tra l’operatore sanitario e il malato, di un percorso che volge al benessere del paziente attraverso una relazione olistica, centrata sulla persona nella cura della malattia. Quest’ottica si traduce in un testo chiaro, semplice ma denso di contenuti e di suggerimenti operativi arricchito da tabelle chiare e incisive. Tra queste si sottolineano come esempi la “Tabella di sintesi delle reazioni emotive” o quelle riguardanti “base dello sviluppo nel contesto socio-familiare” in cui si radica la struttura della persona. Con questi esempi e schematizzazioni è più semplice comprendere i presupposti e le proposte di relazione considerando aspetti inscindibili della persona, la quale è caratterizzata da diverse dimensioni, quali cognitiva, emotiva e relazionale, rese uniche dagli stati di consapevolezza individuali. Diviene quindi chiara la proposta delle autrici di “interventi olistici” nella situazione di malattia cronica, che coinvolge la persona nella sua interezza: chiarezza ancora più preziosa poiché i destinatari sono operatori della salute che fondano gli interventi sulla “parola” e la “presenza attiva” di fronte al malato e ai suoi familiari. Nel testo, infatti, troviamo la dimostrazione di processi relazionali schematizzati, come la capacità di induzione a una risposta compiacente nell’aderenza terapeutica o le origini del linguaggio metaforico e del linguaggio tecnico attraverso l’utilizzo di parole simbolo-metaforiche che sono consigliabili per l’alto impatto espositivo e formativo. Le autrici illustrano le abilità che l’operatore sanitario deve, nel vero senso di obbligo professionale, acquisire per una finalità di efficacia di un rapporto accogliente, propositivo, creativo e di cura alla persona, la quale porta nella sua richiesta di aiuto la sua malattia, dalla diagnosi all’evoluzione clinica, ma anche il desiderio di affrontarla. È necessario sottolineare l’originalità della proposta di utilizzare la metafora per un cambiamento su base cognitiva-emotiva. La proposta dell’uso di metafore, se è frequente nello stretto ambito psicologico clinico e psicoterapeutico, è senza dubbio coraggioso e originale nell’ambito delle malattie che si manifestano con sintomi prevalentemente somatici. Attraverso le metafore si può arrivare, come suggeriscono le Autrici, ad una cura psichica, o delle emozioni se non dell’anima, come direbbero alcune correnti di pensiero psicologico-umanistico-esistenziale, che completa quella più prettamente biologica e che rende la relazione con l’operatore sanitario altamente personalizzata e unica. Il volume è così uno stimolo per guardare alla persona malata con una maggiore completezza. Un rapporto di cura strumentale a favore di un rapporto pienamente umano e per questo efficace verso il maggior benessere possibile del malato, che è innanzi tutto una persona che desidera curarsi per vivere e non vivere per curarsi.