La mite. Racconto fantastico

Fëdor Dostoevskij
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Editore: Adelphi
Collana: Piccola biblioteca Adelphi
Codice EAN: 9788845932687
Anno edizione: 2018
Anno pubblicazione: 2018
Dati: 102 p., brossura
Disponibile anche in eBook a € 5,99

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Descrizione

«Immaginate un uomo la cui moglie, suicidatasi alcune ore prima gettandosi dalla finestra, sia stesa davanti a lui su un tavolo» scrive Dostoevskij nel presentare ai lettori questo racconto perfetto, che di quell'uomo restituisce, con stenografica precisione, il soliloquio delirante e sconnesso, tutto esitazioni, ripetizioni, contraddizioni, pause, balbettii, ripensamenti. Di lui sentiamo i gemiti, e perfino l'eco dei passi che tornano in continuazione al cadavere steso sul tavolo. L'uomo, quarantuno anni, ex capitano cacciato da un illustre reggimento con l'accusa di viltà e ora titolare di un banco dei pegni, non è un giusto, ma nemmeno un inveterato criminale. È semmai parente stretto dell'Uomo del sottosuolo, con cui ha in comune la rabbia dell'individuo rifiutato dalla società, l'istinto dell'animale braccato. Sragionando ad alta voce, cerca di capire e ricostruire le cause della catastrofe. Ha amato la Mite, ma torturandola con le parole e ancor più con il silenzio, con il perverso «sistema» ideato per vendicarsi di un'antica offesa e ritrovare la dignità perduta. E ora continua a chiedersi: «Perché questa donna è morta?». Genio guastatore, maestro nel far saltare i ponti dei legami causali, Dostoevskij gli nega - e lo nega ai lettori - il sollievo di una spiegazione univoca, definitiva. E il monologo si sgretola in un dialogo con immaginari interlocutori: giudici? avvocati d'ufficio? fantasmi?

RECENSIONI

Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Sara Maria Luna, 10 dicembre 2022
No, mio caro "bottegaio", non riderò mai di te per questi tuoi pensieri apparentemente confusi... li amo. Li amo profondamente. Vorrei poterti abbracciare e dirti che il tuo strazio è di tanti ed è tra noi, che le tue paure (o inezie, come le chiami tu) ci accompagnano in queste vite e che ci troviamo fin troppo con gli anni volati, le parole non dette, le mani vuote, le stanze buie. Mio caro amico, posso parlare di te a chi vorrà leggerti solo in questo modo, perché era tanto che non provavo emozioni così forti. Non ho altri modi o altre parole. Ci si aspetta da una vita. Si vivono i giorni sperando che l'altro capisca. Ci si tormenta l'anima con timori e vergogne che seppelliscono. Lo so, me lo domanderei anch'io adesso. Questa vita che ti resta, sei solo, con una consapevolezza così luminosa, potente e invadente... Non so se ce la farei. Però, mi raccomando, fa' di questo un tesoro, grida ai passanti ciò che hai imparato, insegnalo agli altri in modo tale che si possa migliorare, si possa cambiare, si possano evitare malintesi, si possa diventare capaci di comunicare, sciogliere nodi, mostrarsi senza vesti e amarsi liberamente per quel che si è. Non dobbiamo più vivere di "ti avrei.." "avremmo fatto ...detto..."; siamo soli su questa terra, è vero, ma siamo anche molto più simili di quanto pensiamo. Ti voglio bene "bottegaio". Ti amo Dostoevskij. Non ho altro da dire.