La terapia antiacida per la cura dei tumori

Il libro di Stefano Fais si compone di tre parti, legate da un invisibile filo conduttore : 1. Una parte di sociologia/filosofia della medicina, fortemente critica dell'establishment oncologico attuale, considerato troppo legato al business, che cerca solo soluzioni al problema cancro che siano redditizie (brevettabili) , scartando altre, forse più efficaci, ma non redditizie. 2. Una parte in cui la malattia cancro e la sua paura viene illustrata dalle lettere ricevute da pazienti (ed anche qualche medico) in cerca del suo aiuto. Non ci sono le risposte dell'autore e questo le rende molto diverse da quelle presentate nelle rubriche apposite dei giornali, in cui trionfa la risposta del "competente". Qui è l'umanità del paziente con la sua paura della sofferenza e della morte imminente che prende tutta la "scena". 3. Infine c'è la parte del ricercatore, la parte in cui si capisce che Fais si sente più a suo agio, in cui si vede la sua eccezionale capacità di fare domande e cercare di dare risposte con il met odo della scienza. Ma anche qui l'autore è fuori dei sentieri della ricerca battuti attualmente, non segue il percorso della biologia molecolare ultra riduzionista, ma molto più quello della fisiologia cellulare e della biochimica, Qual è il filo conduttore che lega queste diverse parti, anime, del libro ? E' il coraggio. Il coraggio di essere anticonvenzionale a volte addirittura alternativo, assolutamente inusuale in una persona che occupa i livelli alti della ricerca sul cancro come Fais, uno dei top researchers sul cancro non solo in Italia, che ha tutto da guadagnare ad "adeguarsi al sistema". C'è, poi, un altro filo conduttore, la grande umanità, che traspare in tutto il libro, di chi come l'autore ha fatto il medico ed ha portato con se nel mestiere di ricercatore il ricordo dei suoi pazienti malati di cancro e della loro paura, e da questi ricordi ha tratto la sua voglia di aiutare, anche rischiando la sua reputazione scientifica.