Le baccanti

Euripide
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Editore: Rizzoli
Collana: BUR Classici greci e latini
Codice EAN: 9788817100250
Anno edizione: 2004
Anno pubblicazione: 2004
Dati: 517 p., brossura, 1 ed.

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Descrizione

Ripensare alle Baccanti significa ripensare alla cultura dell'antica Grecia. Ma quale cultura? Quella della filosofia e della letteratura o quella della gente incolta? Euripide, intellettuale raffinato, rifiuta una visione elitaria del sapere, e crea una tragedia straordinaria, con risvolti profondamente conflittuali rispetto alla tradizione. C'è un dio, Dioniso, che inganna e vince ma senza esiti trionfalistici; c'è un antagonista, Penteo, che viene beffato e fatto a pezzi dalla sua stessa madre: impulsi selvaggi, spettacolarità esasperata, e però anche pietà e sofferenza. L'edizione, curata da Vincenzo Di Benedetto, propone un commento sistematico, che si accompagna a un riesame critico del testo originale e a un'analisi dei moduli scenici.

RECENSIONI

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Giuseppe, 31 gennaio 2023
Nel corso dell'opera, si intersecano due tematiche: la religiosità (intesa positivamente) che si manifesta in una serie di miracoli; l'altro aspetto è la follia (sottesa alla visione negativa della religione) che si concretizza nella violenza e nella distruzione, i concetti sono destinati a scontrarsi verso un tragico epilogo. A conferma che gli estremismi non funzionano mai, così come l'ira. L'opera assai singolare, fu scritta in Macedonia, poiché Euripide si era ritirato dapprima a Magnesia poi in Macedonia, poiché non apprezzato dal pubblico ateniese. La trilogia de le baccanti comprendeva anche il dramma Archelao, scritto in onore del Re che ospitava Euripide (e presso cui mori), un bellissimo epigramma dell'Antologia Palatina recita: "Onorato dell'amicizia di Archelao, all'ombra dell'aretusa di Macedonia tu riposi, Euripide, ma non è quella la tua tomba, ma le scene calcate nel coturno tragico". Anche Ugo Foscolo nel commento de "La chioma di Berenice" (tradotta dal latino di Catullo a sua volta tradotta dal greco di Callimaco) afferma che: "Pure Sofocle benché contendesse ad Euripide la corona, non però cesso d'onorarlo, e quando Euripide mori, egli comparve in veste lugubre e pianse con tutta la città che quel nobile capo giacesse in terra straniera, ne pati che gli attori rappresentassero coronati l'Edipo", a conferma del giudizio sbagliato degli ateniesi nei confronti di Euripide.