Io e Dio. Una guida dei perplessi

Vito Mancuso
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Editore: Garzanti
Collana: Saggi
Codice EAN: 9788811601296
Anno edizione: 2011
Anno pubblicazione: 2011
Dati: 490 p., brossura
Disponibile anche in eBook a € 9,99

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Descrizione

«Che questo libro sia ignorato è impossibile.» Gustavo Zagrebelsky «Traspare una autenticità che dà sapore di verità a ciò che è scritto.» Carlo Molari "Mi alzo con la mente in un punto al di sopra del pianeta e lo guardo dall'alto, come se fosse la prima volta, come quando vedo un film e mi chiedo qual è il suo messaggio. Qual è il messaggio della vita degli uomini sulla terra? Con la mente là in alto [...], nuda di fronte al mistero dell'essere [...], guardo gli uomini miei simili alle prese col mistero dell'esistenza. Vedo esseri umani che nascono ed esseri umani che muoiono, sottoposti come ogni altra forma di vita al ciclo del divenire; vedo due ragazzi che si baciano e si sentono immortali, e un vecchio solo che nessuno più vuole e nessuno più sa; vedo una donna che mi ha scritto dicendomi che soffre da ormai troppi anni per una paralisi sempre più devastante e che ora vuole solo al più presto morire, e vedo altri esseri umani nutriti artificialmente e che respirano artificialmente ma che per questo non hanno perso la voglia di vivere [...] Vedo commerci sessuali di ogni tipo, per amore, per denaro, per cattiveria, per noia o per il solo naturalissimo desiderio del piacere. Vedo bambini che si ingozzano di cibo artificiale e altri che muoiono di fame. Vedo una tavola apparecchiata con grazia, la tovaglia fresca di bucato, le posate al loro posto, i bicchieri dell'acqua e del vino, i tovaglioli candidi, e una donna che gioisce di poter servire il pranzo ai suoi cari. [...] Vedo lotte per il potere, dittatori assassini, terroristi altrettanto assassini, e vedo chi si batte e muore per la giustizia. Vedo campi di concentramento e campi di sterminio, lager, gulag, laogai, dove esseri umani sono privati di ogni dignità e sterminati con la stessa meticolosa attenzione e sovrana noncuranza con cui si eliminiamo i pidocchi dai capelli, e vedo ospedali e case di cura dove esseri umani sono colmati di ogni dignità e lavati, nutriti, accarezzati con la stessa meticolosa attenzione e l'affetto più delicato che si riservano ai figli. Vedo riti millenari e liturgie arcane, accanto a bestemmie rabbiose e ad altre dette così, come si dice 'va là'. Vedo indegni approfittatori del nome di Dio, altri che ne sono un luminoso riflesso, alcuni che ne rimangono del tutto indifferenti. Vedo una storia senza senso che si nutre del sangue di esseri umani e di animali, e vedo un progresso indubitabile in termini di benessere e di giustizia. Vedo la bellezza e la deformità, vedo una natura che è madre e a volte è matrigna, un cielo stellato che attrae e insieme impaurisce, con il suo freddo infinito. Vedo tutto questo, e molte altre grazie e molte altre deformità, e mi chiedo se c'è un senso unitario di questo teatro, e qual è. Questa vita, dentro cui siamo capitati nascendo senza sapere perché, ha mille ragioni per essere una grazia, e mille altre per essere una disgrazia: ma che cos'è che è vero? Che è una grazia, o una disgrazia? E poi vedo i miei morti. Ognuno ha i suoi morti. Nonni, genitori, amici, fratelli. Vi sono esseri umani a cui è dato di vivere la morte di un figlio, e non esiste dolore più grande. E al cospetto dei morti, di fronte ai quali non si può mentire, pongo la questione della verità: è un bene o un male che essi ci siano stati, che siano vissuti, che siano apparsi in questo mondo? Se alla fine comunque si deve morire, è meglio nascere o non nascere, essere stati o non essere mai stati, essere o non essere? E poi mi chiedo che fine hanno fatto, loro proprio loro, ognuno diverso dall'altro, irripetibile, con la sua voce, il suo sorriso, la luce singolare degli occhi. Li potrei descrivere tutti, a uno a uno, i miei morti, come ognuno potrebbe descrivere i suoi, perché sono dentro di noi e niente mai ci separerà da loro....